Indotto Eni ancora senza pace, i sindacati contro la Regione: il caso degli ex Tucam

 
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Gela. Niente area di crisi complessa e niente ammortizzatori sociali straordinari per gli operai dell’indotto Eni rimasti senza alcuna copertura.

I sindacati denunciano il mancato rispetto dell’accordo. Così, i sindacati regionali e quelli provinciali di Cgil, Cisl e Uil denunciano la mancata osservanza dell’intesa raggiunta tra Eni e parti sociali fra i tavoli del ministero dello sviluppo economico lo scorso novembre. “Per la cassa integrazione – scrivono – Cgil, Cisl e Uil hanno inoltrato la richiesta al ministero del Lavoro, di fatto sostituendosi alla regione, affinché i fondi per la riconversione dei lavoratori servano prima di tutto a garantire la continuità del reddito, stanziando in loro favore i fondi per la cassa integrazione. Sulla richiesta dello stato di crisi complessa per l’area gelese, i sindacati ricordano che l’accordo di novembre al ministero dello sviluppo economico per la riconversione in bio-raffineria salvaguardando i livelli occupazionali, prevedeva l’attivazione di tutte le misure in favore dei lavoratori dell’indotto, delle imprese e degli investimenti”.

“Crocetta convochi la sua giunta”. Niente di tutto questo, però, è stato ancora fatto. I segretari generali regionali Michele Pagliaro, Domenico Milazzo e Claudio Barone, insieme a quelli confederali della provincia Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro, non risparmiano critiche neanche al governo regionale. “Il presidente Crocetta – continuano – convochi la giunta per pochi minuti, tanto basterebbe per approvare la richiesta dello stato di crisi da inoltrare al ministero dello sviluppo economico. In un momento in cui si discute di semplificazione burocratica, non si faccia passare il tempo senza cogliere una grande opportunità per il territorio.  Si mostri maggiore consapevolezza istituzionale. L’apertura dell’area di crisi complessa, agevolerebbe il percorso di quelle aziende che hanno chiesto di utilizzare a prezzo di costo le aree produttive dismesse per nuovi investimenti. E’ ad esempio il caso di Mossi e Ghisolfi che ha avanzato istanza per poter investire nel territorio”.

Gli ex Tucam attendono ancora. Intanto, la situazione continua ad essere critica anche per i circa trenta operai ex Tucam che, già il prossimo 22 gennaio, vedranno scadere l’ultimo sostegno assicurato dalle legge Fornero. Da quel momento, non avranno altre possibilità di tutela. Dallo scorso maggio, attendono di essere assorbiti negli organici di Sicilsaldo e Ergo Meccanica. I segretari provinciali dei metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm hanno appena ottenuto l’impegno ad una sorta di prelazione che possa permettere agli operai ex Tucam di essere assorbiti per primi in Sicilsaldo. L’azienda, infatti, nelle prossime settimane dovrebbe iniziare una serie di lavori di manutenzione per conto di Enimed. Nulla, però, almeno in questa fase, appare scontato.

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