Palermo. Sono trascorsi ormai dieci anni dal terribile triplice omicidio di Desusino, quando vennero uccisi i coniugi Filippo Militano e Giuseppa Carlino, oltre al figlio tredicenne Salvatore Militano. Ad agire fu il bracciante Giuseppe Centorbi, che dopo la condanna all’ergastolo in primo grado, venne invece assolto in appello, perché ritenuto totalmente incapace di intendere e di volere. Decisiva si rivelò la perizia prodotta dalla difesa. Un giudizio di totale infermità che è stato ribadito dai giudici del tribunale di Palermo, che lo hanno processato per fatti risalenti al periodo di detenzione, dopo l’arresto per la strage di Desusino. Centorbi, che da anni vive in una struttura specialistica, era accusato di aver aggredito un agente della polizia penitenziaria e dei danni all’interno del carcere “Pagliarelli”. Anche davanti ai giudici palermitani, il difensore, l’avvocato Salvo Macrì che ottenne l’assoluzione nel caso del triplice omicidio, ha chiesto una perizia sulle condizioni psichiche del bracciante.
E’ stato nominato un esperto, che si era occupato di Centorbi quando si trattò delle accuse per la strage di Desusino. Ha confermato, pure per le contestazioni sulle condotte violente in carcere, che la condizione mentale dell’imputato era di totale incapacità, come sostenuto dalla difesa. A conclusione del dibattimento, il giudice del tribunale palermitano non ha potuto fare altro che disporre l’assoluzione per incapacità di mente.