Gela. “Eni si sta solo concentrando sulle trasferte dei lavoratori, è un processo continuo e pianificato. Si sta impoverendo un territorio che l’ha ospitata per cinquant’anni”.
“Si pensa solo ai trasferimenti”. Il direttivo provinciale della Filctem Cgil lancia l’ennesimo allarme davanti alla stasi dell’accordo sancito lo scorso novembre al ministero dello sviluppo economico. L’allerta è stata lanciata dal segretario Gaetano Catania e dai rappresentanti delle rsu del gruppo del cane a sei zampe. “Dalla firma del protocollo del 6 novembre scorso – spiegano – le attività di riconversione del business di Eni si sono concentrate prioritariamente, se non esclusivamente, sul trasferimento dei lavoratori della raffineria verso le realtà Eni nazionali e internazionali. Con la stessa priorità si stanno comprimendo costi, servizi, manutenzioni e ogni sorta di attività industriale senza che ci sia alcun meccanismo di conservazione del patrimonio strutturale e delle competenze per potere essere proficuamente riutilizzato nelle future iniziative industriali citate nel protocollo. Per quanto riguarda le attività di potenziamento del settore upstream, in termini di esplorazioni, manutenzioni preliminari e autorizzazioni previste, sembrano non procedere con la speditezza che la situazione richiede”.
Verso la deindustrializzazione? Per i chimici della Cgil, quindi, i conti non tornano e la situazione, senza un cambiamento netto, rischia di degenerare. “In questo contesto, invece di una trasformazione industriale come l’accordo del 6 novembre prevedeva salvaguardando lavoro e riconversione – concludono – si rischia un processo di deindustrializzazione della Sicilia orientale epocale pur in presenza di risorse territoriali, energetiche ed umane cospicue”.