Gela. L’Eni non anticiperà le somme indispensabili al dragaggio del porto rifugio. La struttura rimarrà insabbiata almeno fino a quando la Regione non sbloccherà le autorizzazioni previste, sottoscritte al Ministero per lo sviluppo economico il 6 novembre scorso . Eni non anticiperà. E’ questo, in sintesi, l’esito dell’incontro che si è tenuto presso il Dipartimento regionale della Protezione civile, convocato per rendere agibile il porto rifugio. Al vertice palermitano era presente anche il sindaco Angelo Fasulo che ha ricordato all’Eni “l’impegno assunto presso la presidenza della Regione, di anticipare parte dell’accordo complessivo di compensazione per partecipare alle spese del progetto di manutenzione urgente del porto”. Secca la replica di Massimo Lo Faso, ingegnere intervenuto in rappresentanza della Raffineria di Gela (RaGe), il quale nel sottolineare che “non saranno garantite anticipazioni” ha messo il dito nella piaga chiedendo ufficialmente di conoscere “gli impegni che la Regione è disposta ad assumere nell’accordo di compensazione”.
Quali soluzioni in campo? E’ stato lo stesso Calogero Foti, dirigente del Dipartimento regionale della Protezione civile, a parlare delle criticità del porto, evidenziando l’urgenza di adottare interventi risolutivi per garantirne al fruizione dopo la decisione di Pietro Carosia, comandante della Capitaneria, di congelare qualsiasi attività di navigazione. Come ribadito da Salvatore La Mendola, Capo di gabinetto dell’assessore regionale ai Trasporti e alle infrastrutture, “sono due le opzioni di intervento che andrebbero valutate per garantire un utilizzo immediato del porto – spiega – Una prima, del costo pari a 1,6 milioni di euro consistente in un dragaggio di 4 metri e corrodoio di circa 100 metri, e un intervento meno costoso, pari a 800 mila euro, con la realizzazione di un corridoio di 80 metri”.