Gela. La sua posizione, anche se non venne mai indagato per quelle vicende, pare emerse già nel corso dell’inchiesta “Malleus”. I pm della Dda di Caltanissetta e i poliziotti della mobile nissena sono convinti che l’avvocato Grazio Ferrara sia stato il punto di riferimento del boss sessantenne Salvatore Rinzivillo. Non solo legale di fiducia del nuovo capo della famiglia di Cosa nostra, ma anche referente per tenere i rapporti con l’esterno, dopo l’arresto di Rinzivillo, avvenuto con il blitz “Extra fines”. La ricostruzione, in aula davanti al collegio penale del tribunale, è stata condotta da uno dei poliziotti della squadra mobile di Caltanissetta, impegnato nell’indagine “Exitus”, che portò all’arresto dell’avvocato. Il poliziotto ha risposto alle domande del pm Davide Spina. La difesa, sostenuta dall’avvocato Giacomo Ventura, ha intanto ottenuto l’acquisizione della documentazione interna al carcere di Terni, che servirà a verificare quante visite furono effettuate da Ferrara, durante il periodo di detenzione di Rinzivillo. Il professionista, anche dopo l’arresto, spiegò di essersi limitato a svolgere la propria attività di difesa. Oltre a Ferrara, a processo c’è Emanuele Zuppardo, difeso dal legale Roberto Afeltra. L’avvocato e Rinzivillo vennero monitorati nel corso di incontri con soggetti ritenuti legati a consorterie mafiose, tenutisi in altre zone dell’isola. Sotto stretta verifica finirono i colloqui in carcere, ma anche i contatti con Carmelo Collodoro, a sua volta coinvolto nell’inchiesta.
Secondo le accuse, Ferrara avrebbe passato messaggi scritti al boss, così da informarlo su quello che intanto accadeva fuori. “In un’intercettazione – ha detto il poliziotto sentito in aula – Ferrara diceva all’interlocutore che era facile inserire fogli tra le oltre duemila pagine dell’ordinanza di arresto, che portava con sé in carcere per i colloqui. Io scrivo, diceva, mentre gli veniva chiesto se potevano esserci cimici in carcere durante i colloqui”. Quei fogli sarebbero stati usati per comunicare con Rinzivillo. “Rinzivillo e Ferrara si conobbero nel 2016”, ha aggiunto. Secondo gli investigatori, l’avvocato aveva però già avuto stretti rapporti con soggetti sottoposti a particolare attenzione. “Di Ferrara e del suo ruolo parlò il collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano – ha detto ancora – capitava anche che Rinzivillo, quando si allontanava dalla città, demandasse a lui quello che c’era da fare”. La deposizione del poliziotto proseguirà nel corso delle prossime udienze e toccherà inoltre alle difese procedere con il controesame.