Gela. Lo aveva sostenuto negli scorsi giorni, riaprendo il dibattito sul prossimo futuro urbanistico della città. Secondo l’architetto Francesco Salinitro, l’attuale Prg è da superare e innovare, prima possibile. L’ex assessore all’urbanistica, che nell’ottobre di quattro anni fa ottenne il sì definitivo al Piano regolatore generale atteso da decenni, è convinto che si debba ormai guardare al Piano urbano generale, previsto dalla nuova normativa in materia. “L’approvazione del nostro Piano regolatore è dell’ottobre 2017. Pur trattandosi di un Prg con molti limiti avevamo evitato accuratamente di porre ostacoli alla sua approvazione, ritenendo più utile la vigenza di un Prg comunque sia al vuoto normativo allora dominante in materia di urbanistica. Avevamo ritenuto fondamentale che la città si liberasse di un pesante fardello in itinere da troppi decenni durante i quali ci fu il proliferare di abusi edilizi che ridimensionarono la capacità di indirizzo di un piano che si era trasformato in mero strumento conformativo di abusi edilizi o di destinazioni urbanistiche orfane di strategie per un virtuoso sviluppo urbano, ma soprattutto privo di strumenti di incentivazione alla rigenerazione urbana. Su quel Prg andava posta da tempo la parola fine per poter iniziare a lavorare sul progetto di un nuovo piano capace di aprire una prospettiva nuova a partire dallo spartiacque tra il passato e il futuro della città. Il futuro attende dal 2017, un futuro che può cominciare però, a condizione che parta subito il confronto che porterà alla formazione del Piano urbano generale, come la nuova legge urbanistica della Regione Siciliana richiede. Ricordo che si tratta di un impegno chiaro e preciso del programma elettorale di “Progetto Civico per Gela” e del sindaco Greco – dice Salinitro – che il movimento aveva designato ad interpretare. “Progetto Civico per Gela” era ben consapevole che il Prg giunto all’approvazione definitiva non era ciò di cui la città aveva bisogno, ma era consapevole che quel piano venuto dal passato era un freno ad ogni riflessione sul futuro della città. La stessa cartografia a corredo non rispecchiava la realtà che era venuta a determinarsi ed era carente degli atti necessari a renderlo completo e pienamente operativo. Ora è sopraggiunta la nuova legge urbanistica a sancire definitivamente l’obsolescenza del Prg del nostro Comune. Si tratta di leggi che indicano processi e filosofie di pianificazione radicalmente diversi dai contenuti del nostro Prg, fatto che rende palese l’inutilità se non il danno di procedere per varianti parziali – dice ancora – cioè solo su porzioni di territorio rinunciando ad una visione generale di sviluppo e di trasformazione che è la sola via per fare buona urbanistica quando si è in presenza di un piano che tale strategia non la contiene. Insomma, sarebbe una strada senza uscita. Ma non è cambiata solo la legge urbanistica. In città sta maturando un’idea interessante, un’idea di futuro ancorata ad uno sviluppo più ampio di settori economici e che tende a superare l’unicità aziendale di riferimento. La raffineria di Gela ha chiuso l’attività di raffinazione, ma non quella estrattiva. Eni ha aperto un’attività diversa, ma di dimensioni molto più ridotte e con capacità di impiego di addetti fortemente ridimensionata. Nuove realtà produttive si prospettano e comincia a prendere corpo l’idea di una grande portualità che guarda all’autostrada del mare più grande del Mediterraneo come ad un’opportunità a portata di mano, dove la logistica ha un ruolo decisivo”. Dalle aree ex Asi ai quartieri periferici, secondo Salinitro l’intero impianto dell’attuale Prg è da rivedere, alla luce di una linea di sviluppo differente. “Nuove idee di sviluppo occupano il dibattito cittadino seppur tra molte difficoltà, contraddizioni, delusioni e speranze. Le aree Irsap, ex Asi, continuano ad essere gestite in modo anacronistico sulla scia di un Prg di settore vecchio di mezzo secolo che ha sottratto ai cittadini gelesi le competenze pianificatorie su un pezzo importante del loro territorio. L’area di Manfria deve essere il fiore all’occhiello del nostro settore turistico, ma è dormiente, in stato di abbandono e privata di ogni prospettiva di crescita. Dobbiamo registrare perfino il paradosso di aree Sic e Zps in piena zona industriale aggiungendo altri granelli di sabbia negli ingranaggi dello sviluppo del territorio. La gestione burocratica del piano di settore, quale è quello dell’ex Asi, non è in grado di stimolare l’insediamento di nuove aziende e tanto meno di progettare la promozione dello sviluppo di quell’area. Il richiamo alla logistica e alla intermodalità riportano in primo piano la necessità di riproporre la destinazione aeroportuale sciaguratamente cassata nelle fasi di elaborazione del Prg oggi vigente – continua l’esponente di “Unità Siciliana-Le Api” – la rigenerazione urbana e quella ambientale nei quartieri Margi, Sant’Ippolito, Cantina Sociale, Settefarine e nella fascia costiera tra Manfria e Montelungo, suonano come parole vuote alla luce delle attuali regole del Prg, non finalizzate a tale scopo. Ben altra cosa sarebbe operare con le regole della nuova legge urbanistica che indicano nel Piano urbano generale il quadro normativo e di idee. Incentivi, perequazioni e compensazioni rendono concrete le possibilità di rigenerazione urbana e ambientale. Rendono congruenti i legittimi interessi degli operatori privati con gli altrettanto legittimi interessi pubblici che aspirano ad una maggiore qualità dell’ambiente e dei servizi. Occorre che il nuovo Pug sia semplice nel processo di attuazione, chiaro nei costi, preciso nei tempi e rapido nelle procedure. Occorre che sia incentivante per i cittadini e per le imprese e soprattutto che sia equo, affinché tutti gli interessi in gioco raggiungano l’equilibrio. Occorre che siano chiari gli obiettivi urbanistici e territoriali in coerenza con gli obiettivi di sviluppo economico e sociale che si prospetteranno. Occorre che si pianifichi in sinergia e coerenza con i Comuni confinanti per gli aspetti concorrenti e che le scelte siano inserite nella pianificazione sovraordinata regionale, consortile e metropolitana”.
L’ex assessore richiama l’esigenza di un vero confronto con la città, che era stato prospettato ai tempi della campagna elettorale, quando l’attuale sindaco fu sostenuto con i tavoli tematici dei civici. “Occorre approntare procedure partecipative e di coinvolgimento delle associazioni rappresentative, dei cittadini e degli enti portatori di interessi sul territorio. La Regione dovrà approntare il Piano territoriale e prenderà delle decisioni che diverranno vincolanti. Non facciamoci cogliere impreparati quando ciò accadrà. La città dovrà essere pronta a fare le giuste osservazioni, ma potrà farlo solo se nel frattempo avrà discusso e avrà raggiunto un grado di consapevolezza diffuso su ciò che vorrà essere domani”, spiega ancora. Una cosa è certa, ritornando anche su aree come Manfria, sono da bocciare sul nascere eventuali varianti parziali. “Vanno abbandonati particolarismi che oscurano il quadro generale e portano a sbandamenti difficili da recuperare. Va detto con chiarezza che tentazioni di varianti parziali – conclude – vanno escluse senza indugi, perché senza reali prospettive di successo in un quadro normativo regionale profondamente mutato”.