Gela. Sono passati centosessanta anni dal momento in cui i piemontesi, spirito libero e democratico, decisero di liberare il meridione dalla dominazione Borbonica per metterla sotto il dominio dittatoriale del regno dei Savoia.
Siamo veramente stufi di ascoltare tutta la cultura italiana ipocrita e prezzolata che continua a sostenere che il meridione era povero e senza risorse, perciò era necessario liberarlo da questo stato di indigenza.
Allora si sono inventati un motivo valido per gli Italiani onesti, la costituzione del regno d’Italia unita, con il solo obiettivo di accaparrarsi le ricchezze del meridione e allargare il piccolo stato misero del Piemonte, fino alla Sicilia.
Obiettivo raggiunto senza alcuna difficoltà, perché il fine, motivo valido, non trova nessuno ostacolo tra i ladri e disonesti uomini del risorgimento.
Si sono usati due pesi e due misure per fare partecipare i piccoli stati Italiani all’unificazione con poche resistenze e facilmente sottomesse ai plebisciti fasulli dei piemontesi.
Il meridione, era uno stato organizzato e perciò più difficile da sottomettere e allora si sono inventati i briganti, facilmente perseguibili, senza creare scrupoli nei cervelli malati di quegli uomini del nord, tanto che il cervello “sano” dell’antropologo piemontese si è permesso di catalogare gli uomini con la misura approssimativa del cranio per definirli atti ad essere fucilati e ancora oggi, molti crani rimangono esposti al museo Lombroso di Torino, simbolo di una grande vittoria tosco-padana del 1860, i nordisti e i torinesi, in particolare, ne vanno fieri.
Oggi gli storici si ricordano la guerra contro il brigantaggio meridionale, perché l’opposizione fatta ai nordisti può essere fatta solo da briganti, mentre quella fatta ai regimi dai nordisti è fatta dai partigiani, uomini di cultura onesti e allora tutta la cultura ipocrita può tranquillamente parlarne.
La letteratura Italiana, a partire dal grande scrittore Alessandro Manzoni a finire ai nostri giorni con gli scrittori meno noti che hanno osannato il silenzio della storia scritta dai nordisti, soffocando, distruggendo la dignità dei meridionali, la storia, l’onore e l’amore per la patria, sono divenuti il simbolo della negazione di tutti i principi sani.
Con gli insegnamenti fasulli che ci hanno propinato i professoroni attuali, ci hanno convinto che è passato troppo tempo e pertanto è giusto cancellare e dimenticare il passato, per permettere giustamente i popoli del nord di consolidare il loro potere e sostenere che con il loro savoir-faire sono stati capaci a migliorarsi e darci da mangiare con gravi sacrifici.
Agli uomini onesti del meridione, ribolle il sangue di fronte a tale bugie e a queste palese affermazione di disonestà intellettuale sulle nostre tradizioni storiche e morali.
Fino al 1860, il sud dell’Italia non conosceva l’emigrazione, viveva onestamente del proprio lavoro, mentre con la conquista tosco-padana, tutto cambia radicalmente, il nord progredisce e i sud peggiora sempre più in basso. Se questo non è un disegno politico dei governi che si sono succeduti, che cosa è?
Al nord, prima dell’invasione dei lanzichenecchi (piemontesi), non esisteva nessuna eccellenza, tutto era prerogativa del sud e le imprese producevano e progredivano ottenendo risultati sempre positivi, mentre il nord ancora sotto il dominio Austriaco, che consideravano l’Italia una semplice espressione geografica, non potevano permettersi niente.
Subito dopo l’occupazione dei vandali nordisti tutto cambia?
Perché tutta la cultura Italiana si è impegnata con il suo silenzio a occultare la verità storica, mettendo in evidenza la miseria che avevano creato, sia la politica dedicata esclusivamente a fare crescere il nord e relegando il sud all’oblio assoluto. Nel primo governo presieduto da Cavour, facevano parte il Manzoni e il De Sanctis, amici dei grandi poeti rinascimentali, assieme si sono impegnati a trasmettere ai posteri la nostra grande miseria provocata dall’invasione del regno Sabaudo, ma per gli storici prezzolati portata in eredità.
Il sud viene lentamente spogliato delle sue industrie e fatte fallire, mentre tutti gli specializzati e occupati, imprigionati o emigrati o fucilati, stessa sorte dei cinque milioni di lavoratori che divennero briganti per non essere fucilati o assorbiti nelle forze armate Sabaude abiurando il re Borbone o dimenticati nelle carceri di massima sicurezza di finestrelle.
I grandi professoroni del nord e del sud, non conoscono questi tragici avvenimenti o fanno finta di non conoscere, però si ricordano ipocritamente con dovizie di particolari le grandi differenze che esistono tra i due poli d’Italia sempre a favore del nord.
Perché nessuno si impegna a fare differenze o raffronti nord sud prima dell’invasione quando eravamo stati indipendenti?
Su questo argomento nessuno si cimenta, perché dovrebbero parlare del ristagno economico e sociale del nord, sotto la dominazione straniera e del progresso industriale del sud sotto i Borboni nati in Italia, mentre i Savoia
Francesi di adozione, non parlavano l’Italiano come tutti i piemontesi.
Possibile che il mondo culturale abbia potuto chiudere gli occhi di fronte a tanto massacro?
Ci hanno obbligati a piangere sulle canzonette del Carducci o del Pascoli o ancora del Verga, mentre il meridione soffriva miseramente?
Tutta la cultura Italiana ipocrita e prezzolata, come i politici, dal 1860 ad oggi, per fare carriera, devono prima rinnegare e dimenticare le proprie origini, dichiarare di servire il nord e poi ok.
Nel 1862 il presidente del consigli Urbano Rattazzi, uomo della sinistra storica o nel 1868 Luigi Menabrea, uomo della destra storica, proponevano ai rispettivi consigli, la soluzione finale dei meridionali, perché non più domabili, quale è stato il grido di dolore degli uomini e politici colti Italiani? Nessuno ha scritto un rigo, nemmeno dopo l’emanazione della legge Pica o della chiusura delle scuole dell’obbligo per concentrare la spesa pubblica solo al nord. Ancora la costruzione delle infrastrutture solo al nord, dimenticando che esiste un sud sprovvisto di tutto e una Matera senza linea ferrata?
Così va bene tutto, perché abbiamo unificato l’Italia, abbiamo fatto sviluppare il nord, noi meridionali di che cosa ci lamentiamo? Noi dobbiamo solo dimenticarci del passato e annullarlo perché è servito a un popolo onesto e laborioso e noi che siamo ignoranti e scansafatiche dobbiamo solo tacere e come dice la canzonetta; Ninco Nanco deve morire, perché se dovesse vivere, direbbe qualcosa di meridionale.
Il giornalismo divulgativo ha, o dovrebbe avere, grande responsabilità. E invece ci si trova di fronte a sproloqui sgrammaticati come questo, ricco di spropositi, errori o veri e propri falsi da Manzoni “ministro” alla chiusura pluriennale delle scuole.