Gli attentati spaventano la città, sindacato e società civile: “La politica dia risposte”

 
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Gela. “Serve una svolta, gli incendi notturni e i tanti rischi per l’incolumità dei cittadini non possono essere ancora sopportati”. “Non viviamo in una città sicura”. All’indomani delle fiamme che, in tre diversi quartieri, hanno distrutto nove auto, sindacato e società civile chiedono che l’ondata di paura abbia termine. “Gela non è una città sicura – dice il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice – e su questo bisogna collettivamente riflettere ed assumere correttivi a medio e lungo termine. Dalla casalinga al professionista, dal disoccupato al commerciante, dallo studente all’impiegato. In questi decenni, esattamente come la scorsa notte, sono loro i destinatari degli attentati incendiari. Sono loro, quindi siamo tutti noi cittadini. Nel frattempo si parla di antimafia, nel frattempo si parla di tanto altro, nel frattempo si esce facilmente dal carcere grazie alle leggi proposte e votate dai parlamentari anche meridionali”. Il sindacalista non risparmia moniti proprio indirizzati alla politica locale. “Sarebbe l’ora che tutto partisse dalle famiglie e dalla scuola oltre che dalle istituzioni politiche – continua – proprio quest’ultime si ricordano dei giovani solo durante la campagna elettorale per dimenticarsene il giorno successivo. A Gela, come in tante altre parti del meraviglioso e condannato sud, abbiamo un problema e si chiama diritto alla cittadinanza”.

La madre dell’imprenditore morì dopo lo shock. Sulla stessa linea, l’imprenditore Antonio Giudice, tra i fondatori locali della lista Noi con Salvini, che negli scorsi anni ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze collaterali di un rogo notturno. L’anziana madre perse la vita a causa di un malore successivo al tentativo, da parte di un gruppo di giovani, di dare alle fiamme la vettura del marito. “La classe politica ha l’obbligo di garantire la sicurezza della città – ammette – e dare risposte concrete alla voglia di legalità e di cambiamento largamente manifestate dai cittadini nel corteo contro la criminalità  organizzato nell’aprile di due anni fa. La sicurezza dell’individuo è un elemento fondamentale, ormai colpevolmente  dimenticato dall’attuale classe politica”.

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