Gela. “Mi ha distrutto la vita!”. A parlare, in aula, è stata una donna romena che, in città, aveva pensato di essersi lasciata alle spalle un periodo piuttosto travagliato, fatto di rapporti violenti con l’ex compagno, un bracciante tunisino. “Lo trovai anche a Gela”. L’uomo si trova sotto processo davanti al giudice Chiara Raffiota per una serie di presunte minacce e con l’accusa di stalking. “Sono scappata da Niscemi proprio per evitare rapporti con lui – ha detto la donna rispondendo alle domande del pubblico ministero e a quelle dei legali di parte – invece, lo ritrovai proprio a Gela. Sapeva dove vivevo e mi seguiva in continuazione. Lo trovavo davanti alla mia abitazione anche al mattino presto quando uscivo per andare a lavorare”. La donna sporse denuncia e, adesso, si è costituita parte civile con l’avvocato Giuseppe D’Alessandro. Il bracciante sotto processo, invece, è rappresentato dal legale Francesco Spata. “Molte volte – ha concluso in lacrime – trovavo sul davanzale del mio appartamento biglietti scritti da lui e chiamavo la polizia”. L’imputato, invece, ha sempre respinto le accuse, sostenendo di essere stato costretto a lasciare Niscemi a seguito delle minacce subite. In questo caso, ad agire sarebbe stato il nuovo compagno della donna. Lo stesso bracciante venne aggredito, con tanto di spranghe e martello, nell’ottobre di due anni fa tra le strade del quartiere Carrubbazza. Per quei fatti, è scattato un altro processo che vede come imputati tre niscemesi, compreso il nuovo compagno della donna romena che ha denunciato la presunta persecuzione.