Gela. In pieno agosto, per otto giorni consecutivi, l’intero quartiere Ospizio Marino rimase a secco, senza alcuna fornitura idrica. Secondo i pm della procura, che hanno dato seguito alle denunce avanzate dalle associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra”, si sarebbe trattato di interruzione di pubblico servizio. Questa mattina, davanti al giudice Ersilia Guzzetta, è iniziato il procedimento penale nei confronti di quattro operatori di Caltaqua, accusati di non aver effettuato gli interventi necessari per sbloccare le forniture nella zona, nonostante il regolare servizio del serbatoio di Spinasanta. Le contestazioni vengono mosse ad Alessandro Ribbrello, Angelo Fiordaliso, Nicola Vella e Ignazio Campailla. Sono tutti difesi dall’avvocato Giacomo Butera. Prima dell’apertura del dibattimento, i legali delle associazioni che denunciarono lo stop alle forniture idriche, hanno chiesto di essere ammessi come parte civile. Gli avvocati Salvo Macrì e Joseph Donegani, statuti alla mano, hanno spiegato che l’azione delle associazioni fu fondamentale per avviare le verifiche. E’ stato spiegato che tra gli scopi, hanno quello di tutelare gli interessi della collettività, anche davanti ad un disservizio che tocca forniture essenziali, come quelle idriche. Il legale degli imputati ha contestato la richiesta di costituzione mossa dalle associazioni, ritenendo che gli statuti non siano chiari né prevedano aspetti come quelli relativi all’indagine avviata sui fatti di Ospizio Marino.
Le due associazioni, presiedute da Saverio Di Blasi ed Emanuele Amato, sono state ammesse. Sarà parte civile anche lo stesso Di Blasi, come residente del quartiere, che lamentò il disservizio e denunciò i fatti, anche alle autorità giudiziarie. E’ uno dei primi procedimenti penali che si apre per mancate forniture idriche agli utenti, che in città ormai da anni non riescono ad usufruire di un servizio adeguato, nonostante gli elevati costi sostenuti. I primi testimoni verranno sentiti a luglio.