Gela. I consiglieri comunali presenti in aula per la seduta di question time sono appena tredici: manca il numero legale e a prendere il loro posto sono gli operai dell’indotto Eni.
La protesta in aula. La protesta dei lavoratori di Smim, Elettroclima, Eurocoop, Tucam e Cosime è ritornata in aula consiliare. C’è chi non riceve lo stipendio da cinque mesi e chi non riesce ad avere neanche quanto previsto dalla cassa integrazione. “Ci avete ingannati – hanno urlato rivolti ai pochi consiglieri presenti in aula – avete permesso ad Eni di cancellare la storia di questa città”. Gli operai chiedevano un confronto con il sindaco Angelo Fasulo che, assente in aula, potrebbe riceverli nelle prossime ore. Tensione alle stelle. “Senza stipendi, senza cassa integrazione, come dobbiamo vivere? – hanno protestato – siamo alla fame!”. Neanche la soluzione di un intervento provvisorio degli istituti di credito, destinato ad anticipare gli eventuali ammortizzatori sociali, sembra praticabile.
“Non riusciamo pagare neanche le bollette”. La parola è passata da operaio ad operaio: la loro quotidianità è sempre uguale, niente lavoro e niente stipendio “In silenzio – hanno spiegato – ci hanno buttato fuori dalla fabbrica. C’è chi ha lavorato per trent’anni e ora non riesce a pagare neanche le bollette”. Per ore, gli operai sono rimasti in aula in attesa di un confronto con il sindaco. In fabbrica, tutto è fermo. L’attuale fase d’ingegnerizzazione avviata da Eni in vista del passaggio alla green refinery non prevede commesse per le manutenzioni in grado di assorbire un bacino di operai sempre più in difficoltà insieme alle aziende dalle quali ancora dipendono. “È una vergogna – hanno contestato – da tre mesi non riescono ad approvare neanche la dichiarazione dell’area di crisi complessa”.