Accusò un insegnante di truffa, condanna per il dirigente scolastico: “Fu calunnia”

 
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Gela. Lo segnalò ai militari della guardia di finanza, per una presunta ipotesi di truffa sui permessi riconosciuti dalla legge 104. Sul conto dell’insegnante Giuseppe Caccamo, dopo diversi mesi di accertamenti e pedinamenti, non emerse nulla. Ora, invece, la condanna è arrivata per l’allora dirigente scolastico dell’Itis “Morselli”, Grazio Di Bartolo, che si era rivolto alle fiamme gialle. Dopo quella denuncia alla finanza e l’indagine che venne archiviata, fu l’insegnante a sporgere a procedere e il dirigente è finito a giudizio, proprio con l’accusa di calunnia. Di Bartolo è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione, in base al dispositivo letto in aula dal giudice Ersilia Guzzetta. Il pm Tiziana Di Pietro ha concluso, chiedendo una decisione ancora più pesante, a due anni di detenzione. Secondo le accuse, l’allora dirigente avrebbe segnalato irregolarità inesistenti, solo per danneggiare l’insegnante, che fu appunto monitorato e seguito dagli investigatori, per diversi mesi. Si ipotizzava che potesse aver usato i permessi della 104 non per accudire gli anziani genitori, ma per svolgere la libera professione. Nulla di vero, però. Lo ha spiegato il legale di parte civile, l’avvocato Carlo Morselli, che ha assistito Caccamo. Il legale ha ripercorso diverse tappe di una vicenda che era iniziata con una censura proposta dal dirigente nei confronti dell’insegnante. Anche questa iniziativa non trovò alcun conforto in giudizio, con il magistrato del lavoro che annullò tutto. Una decisione che il legale di parte civile ha prodotto, per rafforzare la linea favorevole all’insegnante, che ha sempre sostenuto di aver lavorato nel pieno rispetto delle regole. Il giudice, come chiesto dal suo legale, gli ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni.

L’imputato, prima della chiusura del dibattimento, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, dicendosi estraneo alle accuse di calunnia e spiegando di aver operato nel rispetto del suo ruolo di funzionario dello Stato. Il difensore, l’avvocato Gualtiero Cataldo, ha sostenuto l’assenza di elementi che potessero ricondurre a condotte irregolari di Di Bartolo, soprattutto ai danni dell’insegnante. Il giudice ha però accolto le richieste dell’accusa, ritenendo fondate le contestazioni, fino alla pronuncia della condanna.

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