Gela. I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato tutte le sentenze di condanna, già emesse in appello nei confronti degli imputati nel giudizio scaturito dall’indagine “Tomato”. I pm della procura e i carabinieri individuarono un gruppo di pusher, considerato responsabile di centinaia di episodi di spaccio, tutti verificatisi in città. Le difese si sono rivolte ai magistrati romani, che però non hanno accolto i ricorsi. In appello, erano state emesse condanne nei confronti di Salvatore Stamilla, sette anni e otto mesi di detenzione (a fronte dei nove anni del procedimento di primo grado); Alessandro Scilio, sei anni e otto mesi (in primo grado otto anni e quattro mesi); Salvatore Mazzolino, sei anni e otto mesi (rispetto agli otto anni del precedente grado di giudizio); quattro anni e otto mesi, infine, a Vincenzo Di Maggio (sei anni e due mesi dal gup), Luciano Guzzardi (sei anni in primo grado) e Antonina Cricchio (cinque anni e sette mesi nel precedente giudizio). L’unica posizione che è stata rivista dalla Cassazione, ma solo rispetto all’entità della pena, è quella di Fausto Fecondo, condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione (è difeso dall’avvocato Paola Carfì).
Secondo gli investigatori, in città era ripreso anche lo spaccio di eroina. In appello, invece, erano state accolte le richieste di concordato, dopo l’abbreviato di primo grado, avanzate dalle difese di Alessio Savatta (un anno e sei mesi si reclusione), Gianfranco Casano (un anno e cinque mesi), Maria Rita Calascibetta e Gaetano Marino (un anno e quattro mesi). Tra i legali che avanzarono le istanze, ci sono gli avvocati Francesco Enia e Vittorio Giardino. Gli altri imputati sono rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Salvo Macrì, Antonio Gagliano, Dionisio Nastasi, Enrico Aliotta e Matteo Bonaccorsi.