Gela. Arriva davanti ai giudici della corte d’assise di Caltanisetta il caso dell’omicidio dell’allora ventiduenne Orazio Sotti. Due fratelli a giudizio.
A rispondere di quell’esecuzione sono i fratelli Salvatore e Giuseppe Cilio. Stando ai magistrati della procura e agli agenti di polizia, i due decisero di ucciderlo a causa di diversi rancori sentimentali mai appianati.
Venne freddato davanti al garage della sua abitazione di Fondo Iozza. Davanti ai giudici nisseni, i legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, hanno nuovamente sollevato eccezioni di nullità rispetto al decreto che disponeva il giudizio nei confronti di uno degli imputati. Eccezione, però, rigettata. Già davanti al giudice dell’udienza preliminare, le eccezioni erano state sollevate.
I familiari del giovane ucciso oramai quindici anni fa si sono costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Cascino. Sia i difensori dei fratelli finiti a giudizio che la pubblica accusa hanno già formulato le rispettive richieste istruttorie.
Quaranta testimoni. Sono almeno quaranta i testimoni che dovrebbero essere sentiti dal collegio. L’omicidio rimase avvolto nel mistero fino a quando, lo scorso anno, gli agenti di polizia del commissariato e quelli dell’aliquota della procura arrivarono ad individuare i due fratelli niscemesi. La vittima, infatti, avrebbe avuto una relazione sentimentale con le allora conviventi di entrambi i fratelli Cilio che, così, avrebbero deciso di vendicarsi. La relazione è stata ammessa da entrambe le donne. I genitori del giovane Orazio Sotti hanno sempre chiesto che si facesse chiarezza sulla sua tragica fine. Si ritornerà in aula il prossimo 23 aprile.