Gela. Il procedimento penale a carico di una ventina di operatori e ex responsabili della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore deve essere archiviato.
La richiesta d’archiviazione. La richiesta è stata confermata dal pubblico ministero Serafina Cannatà e dai legali di difesa degli indagati. Al centro del caso, le patologie tumorali che hanno colpito un ex dipendente dello stabilimento Eni, Antonino R. Furono proprio le denunce sporte dall’ex operatore a far scattare le indagini. “Non ci fu un’esposizione così rilevante”. Sono queste le conclusioni al quale è arrivato il perito nominato per fare chiarezza sul possibile collegamentotra le patologie che colpirono il lavoratore e la sua esposizione a sostanze emesse in fabbrica e all’amianto utilizzato per anni.
“Nessun collegamento con la questione Eternit”. “In questo caso – hanno spiegato in aula i legali di difesa davanti al gup Fabrizio Molinari – non c’è neanche il riconoscimento da parte dei funzionari dell’Inail”. I difensori di fiducia dell’ex dipendente, gli avvocati Lucio Greco e Ezio Bonanni, invece, hanno confermato la loro contrarietà all’archiviazione. “In dibattimento – hanno sostenuto – ci sarebbe la possibilità di approfondire ulteriormente il caso”. Così, hanno chiesto l’acquisizione di atti relativi a procedimenti penali dello stesso tipo già avviati. In base alla ricostruzione fornita in aula, l’esposizione del lavoratore sarebbe stata assai limitata anche a seguito del suo trasferimento a servizi d’ufficio. Avrebbe cessato di svolgere attività tra gli impianti già nel 1986. “Non c’è nessun collegamento – hanno spiegato le difese – con il caso dei lavoratori dell’azienda Eternit di Casale Monferrato. Si tratta di un riferimento del tutto infondato”. Adesso, spetterà al giudice Molinari decidere sulle richieste.