Gela. I fondi dell’area di crisi “congelati” hanno portato la deputata di Forza Italia Giusi Bartolozzi ad interpellare il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli. La deputata chiede delucidazioni sulla sorte dei venticinque milioni di euro che dovrebbero coprire progetti per l’area di crisi di Gela (che comprende oltre venti Comuni), ma che ad oggi sono stati destinati, in minima parte, solo ad un’unica iniziativa, selezionata da Invitalia. Si attende la riprogrammazione dei fondi, con il rischio che è sempre dietro l’angolo e senza vere garanzie. A fine anno, è arrivata la pubblicazione di un nuovo bando, ma solo per l’area di crisi di Venezia. “Ad avviso dell’interpellante, in un momento storico così critico come quello che stiamo attraversando, nel quale c’è la concreta necessità di sostenere le azioni di rilancio industriale delle aziende, è necessario realizzare piani di investimento che siano in grado di fronteggiare i nuovi scenari economici e sociali che si stanno configurando; l’area di crisi di Gela è complessa e un nuovo bando da parte del Ministero interpellato – si legge nel testo depositato da Bartolozzi – darebbe un’opportunità maggiore alle imprese garantendo prospettive di sviluppo, sostenendo processi di re-industrializzazione, promuovendo la realizzazione di una o più iniziative imprenditoriali nell’area di crisi complessa di Gela con l’obiettivo di rafforzare il tessuto produttivo locale e attrarre nuovi investimenti, destinati anche a salvaguardare i livelli occupazionali, stimolando la ripresa del tessuto produttivo in settori strategici. Per la città di Gela, è necessario predisporre interventi volti a prevedere la presentazione delle domande di contributo per le unità produttive presenti nell’area di crisi industriale e in particolare per le micro, piccole e medie imprese in forma singola o associata; per rilanciare un’area, come quella gelese, che negli ultimi anni ha subito la perdita di numerosi posti di lavoro per effetto della chiusura del gruppo industriale, bisogna intervenire tempestivamente”.
Anche a Palazzo di Città si attende un riscontro da Roma, per evitare che i venticinque milioni, già ritenuti insufficienti per coprire le vere esigenze di rilancio del territorio, possano seguire la sorte di tanti altri finanziamenti rimasti sospesi e mai utilizzati.