Gela. Cade l’accusa, pesantissima, di associazione mafiosa. Rimane quella d’estorsione. Si sono chiuse le indagini a carico dell’imprenditore quarantottenne Nicola Cassarà.
Nel giugno di un anno fa, venne coinvolto nel blitz “Fabula”. Tre sott’indagine. Stando ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, insieme all’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano e al trentaquattrenne Davide Pardo, avrebbe cercato di ricostruire il gruppo di cosa nostra della famiglia Rinzivillo.
Dalle indagini emersero presunti tentativi di mettere sott’estorsione altri imprenditori. Cassarà, infatti, viene considerato assai vicino allo stesso Di Stefano. Nel corso delle indagini, però, la sua posizione è stata stralciata rispetto a quelle degli altri due indagati. L’imprenditore, già titolare di una cava in città, si è sempre dichiarato del tutto estraneo ai fatti contestatigli.
In base alla versione resa davanti agli inquirenti, sarebbe stato vittima d’estorsioni e non, invece, complice del presunto gruppo ricostituito. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Giovanni Lomonaco, ne ottenne la scarcerazione. I magistrati della Dda nissena, adesso, hanno chiuso le indagini a suo carico.
Cassarà dovrebbe finire davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta. Non è da escludere, però, che possa chiedere, nuovamente, di essere sentito dai magistrati.