Gela. Alfredo Campisi era diventato fin troppo scomodo per la salvaguardia degli equilibri mafiosi sull’asse Gela-Niscemi.
Ergastolo per Alessandro Emmanuello. Così, ne venne decretata la morte. Fu trucidato nel novembre di diciannove anni fa. Adesso, scattano le condanne. A pronunciarle, sono stati i giudici della corte d’assise di Siracusa. L’ergastolo è stato comminato al boss Alessandro Emmanuello.
Stando alle accuse, culminate nell’operazione “Para Bellum”, sarebbe stato lui il mandante sia dei due tentatividi uccidere Campisi, andati a vuoto, sia dell’esecuzione finale, messa a segno nelle campagne al confine con Acate. 10 anni di detenzione sono stati decisi per Francesco Amato. 9 anni e 8 mesi per Salvatore Di Pasquale e Sebastiano Montalto. 6 anni per Giuseppe Arcerito.
Sono tutti accusati di aver fatto parte del gruppo di fuoco che mise a segno due agguati contro Campisi, nella piazza centrale di Niscemi e nella zona del suo laboratorio artigianale, senza riuscire ad ucciderlo.
Gli ex vertici di cosa nostra gelese. Condanne in continuazione con precedenti sentenze anche per gli ex affiliati ai gruppi di cosa nostra gelese che avrebbero decretato la morte dello stesso Campisi. 1 anno e 6 mesi per Carmelo Billizzi, Emanuele Celona, Fortunato Ferracane e Nunzio Licata, oggi tutti collaboratori di gustizia. 2 anni e 8 mesi, invece, a Emanuele Greco. Prescritte le accuse relative al porto abusivo di armi. L’artigiano ucciso era ritenuto la nuova punta di vertice del gruppo di cosa nostra niscemese. I boss temevano che l’autonomia raggiunta da Campisi e dai suoi ragazzi potesse mettere in crisi le gerarchie mafiose consolidate in quella fase.