Gela. Il 2020 che sta per terminare è stato probabilmente l’anno più difficile di questo primo ventennio del nuovo millennio. Un anno strano, scandito da preoccupazioni, sacrifici, paure, distanze e nuove abitudini. Un anno di vita sospesa, che in molti vorremmo solamente lasciarci alle spalle e dimenticare al più presto. E che invece sarà importante ricordare. Il saluto a questo anno appena trascorso infatti è un addio a 12 mesi nei quali ogni vicenda e ogni avvenimento si è sviluppato sotto l’ombra compatta e tenebrosa di “un nemico invisibile”: il Covid. Parola ignota ai vocabolari di qualunque lingua ancora nel 2019 e oggi ripetuta con gli accenti di tutti gli idiomi come una maledizione.
Ma il primo respiro del 2020 in città ha il volto ed il sorriso di Giacomo, il primo nato dell’anno, immortalato dalle telecamere tra le braccia di papà Emanuele e mamma Roberta.
È ancora il tempo dei sorrisi senza mascherine e degli assembramenti. Una realtà destinata a cambiare molto presto quando dalla lontana Cina il 4 gennaio arrivano le prime istantanee di quello che si sta preparando ad arrivare anche da noi.
L’emergenza Covid per noi gelesi ha per ora il volto di William, di Mirko e Valeria, giovani gelesi che vivono in Cina e per la prima volta alle nostre telecamere raccontano di luoghi pubblici svuotati dai lockdown, degli operatori sanitari o dei servizi di emergenza sfiancati e bardati come di fronte a una guerra biologica.
In città intanto tutto prosegue esattamente come nell’anno appena terminato. L’iter del Porto è sempre bloccato, nonostante si sommino i proclami e gli annunci, i problemi idrici continuano ad essere all’ordine del giorno e i rifiuti sono sempre per strada.
Proprio sulle discariche abusive il sindaco Lucio Greco in quel periodo va in tv a chiedere la collaborazione dei cittadini e annuncia la tolleranza zero, partono i controlli e le sanzioni, ma il problema non accenna a diminuire
Arriva febbraio ed iniziano le prime ansie da Covid, il virus sembra ancora lontano ma iniziano a diffondersi paure e fake news, con i primi assalti ai supermarket.
A marzo la pandemia ha già perso piede in tutta Italia, il 5 vengono chiuse le scuole e si va verso il lockdown confermto dal Dpcm del presidente Conte giorno 11 .
Appena pochi giorni dopo il Virus arriva ufficialmente in città con il paziente zero, un autotrasportatore rumeno che con grande senso civico, si autoisola per evitare di diffondere il contagio.
Gela nel frattempo si prepara all’ondata dei contagi, Malattie Infettive è chiuso da tempo ed è corsa alla riapertura mentre il Vittorio Emanuele attrezza ben due reparti: Medicina e Psichiatria a reparti Covid.
Le prime vittime gelesi del virus si registrano il 26 marzo, sono due operai che lavoravano in Lombardia, Orazio Condorelli e Salvatore Spina, entrambi morti in ospedale lontani dalle loro famiglie.
I contagi in città aumentano, ma non più di tanto, Gela regge bene alla prima ondata e, dopo una Pasqua insolita, senza i riti tradizionali, ci si affaccia alla bella stagione con un moderato ottimismo.
Aprile è il mese ufficiale dell’apertura del reparto di Malattie infettive, i contagi sono in lieve calo, e così il 4 maggio scatta la fase 2. Una sorta di libera tutti per i gelesi che tornano ad invadere piazze e strade spesso dimenticando anche i dispositivi di protezione individuali e le cautele.
Il 14 maggio dopo lunghe settimane sospeso tra la vita e la morte esce dalla terapia intensiva Angelo Razza, il primo paziente gelese a finire in Rianimazione. È il primo vero guarito in città.
Il 25 maggio Gela tocca quota zero contagi, Il Vittorio Emanuele torna lentamente alla normalità mentre l’unico centro Covid della provincia rimane il Sant’Elia di Caltanissetta.
Il 28 dello stesso mese Gela scopre che uno dei suoi simboli è destinato alla demolizione. La Procura mette i sigilli alla Conchiglia. La struttura è pericolosa e va eliminata, un duro colpo alla memoria degli anni d’oro della città.
Il 18 luglio un gruppo di giovani attivisti interrompe con la sua protesta colorata la manifestazione di alcune chiese evangeliche contro la legge Zan sull’omotransfobia.
È la nascita ufficiale del movimento dei Giovani Arcobaleno che da lì a poche settimane organizzerà il primo evento in città.
Il primo agosto è tempo di Estate gelese, con l’amministrazione comunale che dopo anni lancia una serie di eventi e spettacoli in tutta la città. La paura sembra essere passata, la gente ha voglia di tornare alla normalità. Il peggio purtroppo deve ancora arrivare.
A settembre purtroppo ripartono i contagi, e tra i focolai ce n’è uno all’interno del comando dei vigili urbani. Uno di loro, Orazio Tuzzetti, finisce in Terapia intensiva. Morirà quasi un mese dopo e purtroppo non sarà l’unica vittima di questa seconda ondata che da settembre ad oggi ha mietuto 18 vittime.
Tra di loro anche un intero nucleo familiare, padre, madre e figlio, spazzati via a distanza di pochi giorni dal virus.
Il 22 settembre intanto al Vittorio Emanuele parte il primo sopralluogo per la nuova terapia intensiva realizzata con fondi Eni. I lavori per la realizzazione del nuovo reparto e del pronto soccorso infettivo logico sarebbero dovuti partire entro la fine di quest’anno ma, per il momento vanno ad ingrassare il già corposo elenco delle incompiute 2020.
L’otto ottobre Gela si trasforma nel Far West. Al Gb oil una rissa tra due fazioni di giovani, iniziata per un apprezzamento di troppo finisce nel sangue quando Paolo Di Giacomo, il fratello di una delle ragazze coinvolte nella rissa, si fa largo in una selva di poliziotti e carabinieri, e fa fuoco sull’uomo che aveva iniziato la discussione, un licatese quarantaduenne che viene raggiunto da 5 colpi all’addome e alle gambe, prima di essere bloccato dalle forze dell’ordine.
Il 29 ottobre anche Gela registra tumulti in piazza come già successo nel resto d’Italia. Tutto nasce da una manifestazione organizzata dai commercianti per protestare contro le misure anti contagio del Governo, ma poi Gilet arancioni, negazionisti anti covid e una trentina di facinorosi sporcano la protesta spontanea dei commercianti, che abbandonano la piazza. Alta tensione con le forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Sassi e petardi contro i poliziotti, i carabinieri e giornalisti, e quella che doveva essere una manifestazione pacifica per rivendicare diritti legittimi si trasforma in un’occasione persa.
Intanto a Novembre è boom di contagi, si arriva quasi a quota 800 e per la città è rischio Zona Rossa.
A dicembre riesplode l’emergenza rifiuti, le discariche abusive aumentano e una addirittura arriva a bloccare la strada di accesso al Castelluccio. Nel frattempo esplode il caso “Morselli” quando viene fuori che la consigliera di maggioranza sarebbe stata multata per abbandoni illecito di rifiuti a Manfria. La consigliera si difende, l’amministrazione fa quadrato, ma molti cittadini si ribellano e lanciano un petizione sul web per chiederne le dimissioni. E il caso diventa anche un affare politico.
Il 23 dicembre il 2020 da probabilmente il suo ultimo colpo di coda con il terremoto. Il sisma arriva poco dopo le 21, con epicentro nel ragusano, ma anche in città la scossa si sente e tante persone si precipitano in strada spaventate. Tanta paura ma per fortuna nessun danno a cose o persone.
Il 2020 sta tutto in questo racconto anche se l’ultima istantanea che ci regala è quella del vaccino anti covid.
Il 30 dicembre è partita ufficialmente la campagna vaccinale in Sicilia. Dal prossimo 4 gennaio partiranno le vaccinazioni anche presso il Sant’Elia di Caltanissetta, dove stanno per arrivare dal Belgio 975 dosi del vaccino per il Covid prodotto dalla Pfizer, mentre altre 975 arriveranno dopo la prima settimana di gennaio. Nella struttura nissena son già stati installati gli Ultra – Freezer.
La strada è ancora lunga, e se tutto andrà come sperato i vaccini dovrebbero arrivare a garantire l’immunità di gregge (e quindi la fine dell’epidemia) per il prossimo autunno. Ma se non altro, sembra che finalmente il vento stia cambiando. Ed è questo il migliore augurio che possiamo farci per questo 2021 che sta per iniziare.