Gela. “Dovevamo pagare il dieci percento mensile su tutte le somme che ci venivano prestate. Alla fine, abbiamo versato a Roberto Ingegnoso circa 500 mila euro.
Non riuscivo più a sopportarlo. L’ho denunciato per i miei figli. Mi ha rovinato”.
“I soldi li chiamavamo pannelli”. A parlare in aula è stato uno degli imprenditori edili che, secondo i magistrati della procura, sarebbe finito nel presunto giro d’usura costato il processo allo stesso Roberto Ingegnoso, al fratello Salvatore, a Onofrio Celona e Concetta Di Pietro. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Rocco La Placa e Antonio Impellizzeri. “Cercavamo di evitare che qualcuno potesse scoprire le nostre richieste – ha continuato il testimone – così,quando avevamo bisogno di soldi, al telefono parlavamo di pannelli”. L’imprenditore chiamato a testimoniare, insieme ai suoi ex soci, fu costretto a chiudere i battenti. “Dobbiamo ancora pagare i debiti contratti con le banche per pagare Ingegnoso – ha concluso – c’è anche chi ha le abitazioni pignorate”.
“Erano loro a fare la bella vita”. Alle accuse mosse in aula dal teste ha replicato lo stesso Roberto Ingegnoso. “Mi sono limitato a prestare solo ventimila euro – ha detto rispondendo alle domande del suo legale di fiducia e del procuratore Lucia Lotti – mi chiesero quel denaro perché avevano bisogno di rilevare un’altra azienda edile. Me li hanno restituiti dopo un anno. Erano loro a effettuare operazioni che gli permettevano di fare la bella vita e acquistare auto di notevole valore. Non versavano neanche l’iva su quanto incassavano”. Gli stessi imprenditori finiti al centro del presunto giro d’usura si sono costituiti parte civile con gli avvocati Davide Limoncello e Giovanna Zappulla. “Dopo aver capito quali giri c’erano dietro alle loro aziende – ha proseguito Ingegnoso – dissi a tutti che non dovevamo più cercarmi. Non volevo avere nulla a che fare con loro”. Gli avvocati di parte civile, invece, hanno fatto riferimento alle presunte richieste che Ingegnoso avrebbe rivolto ai loro assistiti pur di riavere, con tanto d’interessi usurai, le somme prestate. Gli ex titolari delle aziende finite al centro dell’indagine avrebbero pagato almeno fino al 2008.