“Ciliegino” amaro per Greco, manca numero legale su atto giunta: opposizione non vota

 
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L'opposizione contro l'atto e le scelte della maggioranza

Gela. Il colpo di coda dell’opposizione, dopo una seduta fiume di consiglio comunale, è arrivato praticamente all’una della notte. Sull’atto di indirizzo dell’amministrazione comunale, finalizzato al rilancio dell’ex polo “Ciliegino”, è mancato il numero legale. Dodici sì, quelli dei consiglieri di maggioranza rimasti collegati, non sono bastati a garantire il numero legale. Il drappello dei pro-Greco, questa volta, ha dovuto fare a meno dei consiglieri di “Un’Altra Gela” Giuseppe Morselli e Romina Morselli, che già prima di avviare la discussione sul punto hanno comunicato la loro incompatibilità. L’opposizione, che ha scelto di dire no all’atto di indirizzo, soprattutto a seguito del maxi emendamento della maggioranza approvato solo pochi minuti prima, non ha però partecipato al voto conclusivo. I consiglieri comunali di Lega, “Avanti Gela”, Fratelli d’Italia, Pd, la grillina Virginia Farruggia e l’indipendente Paola Giudice, non hanno risposto alla chiamata del presidente Salvatore Sammito. Risultato finale, numero legale saltato, nonostante la discussione, durata ore, sembrasse aver aperto uno spiraglio di dialogo tra il sindaco Lucio Greco e la stessa opposizione. L’avvocato, che nell’aula virtuale ha voluto il conforto tecnico dell’ex direttore generale dell’assessorato regionale all’energia Tuccio D’Urso, aveva addirittura parlato di “responsabilità” dimostrata anche dall’opposizione. Il finale ha riservato titoli di coda decisamente diversi. Dopo aver preso coscienza dei numeri che non c’erano più, consiglieri di maggioranza come Pierpaolo Grisanti e Rosario Trainito non hanno trattenuto il loro dissenso verso un’opposizione, che ha preferito lasciare l’aula “virtuale”, piuttosto che esprimere un voto contrario, che almeno avrebbe assicurato il numero legale. Tutto materiale che si aggiunge a rapporti mai idilliaci tra il primo cittadino e gran parte del gruppo “rivale”. Greco, nel sostenere l’atto di indirizzo predisposto dalla sua amministrazione, l’ha indicato come una possibilità per tentare di evitare “gli errori del passato”. “Non è un libro dei sogni”, ha precisato. Il progetto della sua giunta prevede l’acquisizione di tutte le aree nelle contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio, dove inizialmente sarebbe dovuto sorgere il polo “Ciliegino” di Agroverde. Il Comune si farà carico dei costi delle indennità di esproprio, per poi virare su un bando internazionale per la scelta del partner privato. L’avvocato ha spiegato che nonostante le tante richieste pervenute per rilevare il progetto, ad oggi nessuno ha mai assicurato le necessarie garanzie finanziarie a copertura degli espropri. Anche D’Urso ha messo in luce questo aspetto. “Per ottenere le autorizzazioni in vista di un investimento nel settore della produzione di energia – ha spiegato l’attuale consulente del presidente della Regione Nello Musumeci – un’azienda deve dimostrare di avere la disponibilità delle aree e di essere bancabile. Per Agroverde non c’erano più queste condizioni. Il progetto è comunque da rifare, anche se l’idea di investimento è ancora eccezionale. L’ente deve mettere in conto che danni ci sono già stati e dovranno essere pagati”. La distensione politica che sembrava regnare anche nel confronto dialettico tra maggioranza e opposizione ha iniziato a vacillare quando un nutrito gruppo di pro-Greco, con i consiglieri di “Libera-mente”, Forza Italia, “Una Buona Idea” e il presidente della commissione sanità Rosario Trainito, ha proposto una sorta di maxi emendamento. Tra gli altri aspetti, prevede la necessità di puntare su un progetto agro-fotovoltaico innovativo (come indicato dal consigliere Pierpaolo Grisanti). Ci sono poi l’eventuale scelta tramite avviso pubblico di specialisti del settore, le verifiche sulla bancabilità delle aziende interessate e la valutazione del consiglio comunale sul bando internazionale per individuare il privato che rileverà il progetto (proposte dael capogruppo di Forza Italia Luigi Di Dio). Inoltre, possibili compensazioni dovute al Comune, che secondo il consigliere Vincenzo Casciana potrebbe decidere di acquisire una delle aree del progetto per realizzare un polo fieristico. Tutti punti, comunque approvati, che però secondo l’opposizione avrebbero completamente mutato la natura iniziale dell’atto di indirizzo portato in aula dal sindaco Lucio Greco.

Ragioni che alla fine hanno indotto il drappello di opposizione a non partecipare al voto, nonostante, anche con i voti di diversi esponenti di maggioranza, fossero già stati approvati gli emendamenti della grillina Virginia Farruggia (che ha puntato sulle garanzie occupazionali e di tenuta ambientale del progetto) e del gruppo di “Avanti Gela” (interessato a non trascurare gli eventuali effetti del ricorso che Agroverde ha comunicato di aver presentato per contestare la revoca delle autorizzazioni da parte della Regione). Solo l’emendamento della dem Alessandra Ascia non è stato approvato. Il consigliere del Pd chiedeva precise garanzie a tutela della città e dei proprietari delle aree, con la necessità per l’eventuale azienda che dovesse intervenire nell’investimento di versare una somma non inferiore ai cinque milioni di euro, vincolata a tutela dell’integrità finanziaria del Comune. La corsa dell’atto di indirizzo, voluto fortemente dal sindaco Lucio Greco, si è infranta sulla barriera del numero legale. In aula, si tornerà domani sera, e la distensione politica tra l’avvocato e l’opposizione sembrata già naufragata.

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