Gela. “Hanno ucciso un ragazzino innocente. Il mandante di quell’omicidio fu Daniele Emmanuello. Aveva deciso che i responsabili della morte del commerciante Orazio Sciascio dovevano essere ammazzati. Ma Fortunato Belladonna, con la morte del commerciante, non c’entrava niente”.
“Gli morì tra le mani”. L’ex reggente della famiglia Emmanuello, oggi collaboratore di giustizia, Rosario Trubia ha deposto durante il dibattimento che si celebra a carico di Rosario Collodoro, amico del giovanissimo Belladonna, accusato di favoreggiamento ai clan locali. Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, avrebbe coperto gli assassini dell’allora sedicenne. “A uccidere Belladonna – ha proseguito Trubia – furono Carmelo Billizzi e Gianluca Gammino. L’ordine partì da Daniele Emmanuello. Nessuno si consultò con me. Hanno sbagliato. Io sapevo che l’omicidio Sciascio era stato commesso da Salvatore Rinella e Salvatore Collura. Alla fine, però, presero di mira quel ragazzo. Sia Billizzi che Gammino, lo stesso giorno dell’omicidio, vennero a casa mia dicendomi che Belladonna gli era morto tra le mani”.
“Non vidi Collodoro”. Il collaboratore di giustizia, rispondendo alle domande formulate dal difensore di fiducia dell’imputato, l’avvocato Salvo Macrì, ha ribadito che Rosario Collodoro non ebbe alcun ruolo in quella vicenda. Lo stesso imputato è già stato assolto dall’accusa di aver preso parte all’omicidio del sedicenne ritrovato, carbonizzato, in un canneto nella zona della bretella Borsellino. Proprio l’avvocato Macrì, nel corso del suo esame, ha posto l’accento sulla ricostruzione delle ore precedenti alla morte del giovane. “Non ricordo di aver visto Collodoro quel giorno. Sicuramente, Billizzi prese l’iniziativa per accreditarsi con Daniele Emmanuello”. Nel corso dell’udienza, è stata ascoltata la convivente dell’imputato, ex moglie del fratello di Carmelo Billizzi. “Dopo la separazione dal mio ex marito – ha detto la donna – Carmelo Billizzi mi minacciò”. La difesa, sostenuta anche dall’avvocato Delfino Siracusano, ha sempre sostenuto che le accuse verso Collodoro siano da legare a motivi di tipo personale. Alla prossima udienza del 6 maggio, le parti dovrebbero concludere davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi.