Gela. “Mio padre è vittima di mafia. L’unica colpa che ebbe 30 anni fa era quello di essere cognato dei Trubia”. A parlare è una delle figlie di Luigi Blanco, una delle otto vittime della strage del 27 novembre del 1990. A distanza di tanti anni il dolore per la vedova ed i figli rimane immutato ed anche ieri quella tragedia, amplificata dai media, è stata rivissuta come non fossero trascorsi trent’anni.
Seppur viva lontano da Gela, Rosaria ci tiene a onorare la memoria del padre. Luigi Blanco venne ucciso alle 19,15 di quella sera. “Mio padre faceva il giostraio – racconta – era una persona stimata da tutti e non frequentava nessun malavitoso. Pur se la storia ha dimostrato che non aveva a che fare con quell’ambiente abbiamo dovuto lottare, anche per vie legali, per onorarne la memoria. Lui, e la nostra famiglia, siamo vittime della mafia”.
Rosaria ha ricordi indelebili del genitore, pur piccolissima. “Avevo solo 4 anni e mia madre si è ritrovata vedova e con quattro figli da mantenere – ricorda – siamo andati avanti con sacrifici e dolore e rivedere quelle immagini è stato come tornare indietro di trent’anni. Ogni anno è la stessa sofferenza”.