Gela. In attesa di sentire in aula i primi testimoni, i difensori dell’imprenditore cinquantanovenne Rocco Palmeri hanno avanzato una richiesta per la pronuncia di una sentenza di non doversi procedere. Ritengono sia ormai intervenuta la prescrizione dei capi di imputazione che riguardano gli anni 2010, 2011 e 2013. La richiesta è stata formulata dagli avvocati Fernando Vignes e Flavio Sinatra, legali di fiducia di quello che secondo i pm della procura e i finanzieri sarebbe stato il vero titolare di due importanti aziende locali, la “Carni del Golfo” e la “Tir Italia”. L’imprenditore è accusato di averle gestite attraverso dei prestanome, con presunte intestazioni fittizie, violando le misure che in passato gli vennero imposte dai magistrati. Sarebbero stati aggirati i vincoli, consentendo all’imputato di acquisire profitti e avere un tenore di vita piuttosto elevato. Il collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, scioglierà la riserva. Le difese hanno ricordato una pronuncia del riesame sul caso, ma il pm Luigi Lo Valvo, che si è opposto, ha citato la decisione da poco emessa dalla Cassazione, su ricorso proposto proprio dalla procura. L’indagine ha permesso, attraverso l’attività svolta dai militari della guardia di finanza, di ricostruire tutti i presunti interessi di Palmeri, che si sarebbe mosso sempre all’ombra di alcuni familiari, ritenuti semplici prestanome.
Ad inizio settimana, come ricordato dal pm Lo Valvo, il gup del tribunale ha disposto il rinvio a giudizio per tre presunti prestanome, il sessantottenne Rocco Palmeri, Dorotea Palmeri e Concetta Palmeri. Dovranno affrontare il processo. Per l’imprenditore invece era già stato deciso il giudizio immediato.