Volevano ricostruire Cosa Nostra a Gela e Niscemi, eseguite sei ordinanze

 
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Caltanissetta. Dovranno rispondere di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento aggravato, porto illegale in luogo pubblico e detenzione illegale di armi, porto illegale in luogo pubblico di ordigno esplosivo.

Il Gip del tribunale di Caltanissetta,  Marcello Testaquatra, ha emesso 6 ordinanze di custodia cautelare nell’ambito del blitz Fenice. I sei erano in stato di fermo dal 20 gennaio dopo l’operazione eseguita dalla squadra mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il commissariato di Niscemi e con la squadra mobile di Cremona.  La misura restrittiva riguarda Alessandro Barberi, 62 anni, consuocero del boss Piddu Madonia, e cinque niscemesi: Alberto Musto, originario di Vittoria, 27 anni, Luciano Albanelli di 36 anni, Fabrizio Rizzo, 41 anni, Salvatore Blanco, 48 anni, e Alessandro Ficicchia, 37 anni. Tutti i fermati erano liberi.

La Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il Commissariato di Niscemi, coordinata dalla Dda nissena, ha permesso di ridisegnare l’attuale assetto di Cosa nostra dopo l’arresto dell’ultimo dei suoi capi storici niscemese, Giancarlo Giugno, perché colpito da provvedimento restrittivo nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Rewind”. Con l’operazione Antimafia Fenice la squadra mobile nissena ritiene di aver stroncato sul nascere la riorganizzazione di un gruppo malavitoso a Niscemi.

 

I pentiti hanno detto che Barberi era diventato il reggente provinciale di Cosa nostra. Dopo l’arresto del boss niscemese, la riorganizzazione del gruppo criminale locale  era contrassegnata da una sorta di continuità col passato, sotto l’egida del capo mandamento, Barberi, da cui dipende anche la famiglia di Niscemi.

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