Gela. Non è la prima volta che ne parlo e mi chiedo se dovranno ancora esserci delle repliche. Sarà la volta buona? Conoscendo la genia dei politici gelesi, qualche sospetto mi si può anche perdonare. Quante amministrazioni si sono succedute l’una all’altra, tutte regolarmente sollecitate a dare risposte, ma sempre inette o impegnate a garantire altri interessi e privilegi che non fossero quelli della comunità. Nel 2009, per esempio, così, tra l’altro, scrivevo sul Corriere di Gela: «Ma di che cultura parliamo, di che rinascimento parliamo, se in questa città non esiste neanche un campo di atletica leggera, assoluto parametro di civiltà, l’unico vero tempio in cui gli uomini hanno sempre dato e continueranno a dare saggio del loro valore fisico, morale e psicologico e di cui avverti l’ineffabile sacralità?». Ci sono nel mondo tanti luoghi le cui peculiarità ce li fanno apparire preziosi, tuttavia non esprimeranno mai la sacralità di un campo di atletica leggera. Lì è nata la civiltà occidentale, in un campo recintato in una piana nei pressi di Olimpia chiamato Stadion. Sacralità, perché oltre duemila e cinquecento anni fa nasce sotto il segno del dio, cui è portata assoluta devozione, ma anche sotto il segno dell’eroe che onora la propria comunità. Accade, dunque, qualcosa d’inedito: due re della Grecia, Ifito dell’Elide e Licurgo di Sparta, eternamente belligeranti, decidono di onorare gli dèi e i loro eroi, concedendosi la cosiddetta “Tregua sacra”: la sfida con le armi si trasforma in sfida sportiva con la sola gara prevista, detta Stadion dal nome dell’edificio che la ospita, corsa sulla distanza di 192,28 metri. Da allora, (era il 776 a.C. e per oltre un millennio), il numero delle gare aumenta di Olimpiade in Olimpiade e parimenti il numero delle città che aderiscono alla “tregua”(lunga tre mesi), con una risonanza e una proliferazione di miti tali da fare della Grecia e della Magna Grecia la più straordinaria delle civiltà dell’allora mondo conosciuto (la gara più prestigiosa rimaneva comunque quella dello Stadion, al punto che il vincitore veniva considerato il vincitore di tutta l’Olimpiade e l’Olimpiade veniva ricordata col nome del vincitore dello Stadion). Sarebbe interessante parlare anche di ciò che comportava la preparazione e la realizzazione di una Olimpiade e, sopratutto, della eco che ne veniva fuori. Ma ne hanno già parlato personaggi di rilievo come Pindaro, Pausania, Timeo, Polibio, tanto per citarne solo alcuni. Ora, non ricordo un solo politico che non sia stato Sara Bonura, a cui va ancora il mio plauso, ad aver avuto a cuore e portato all’attenzione pubblica la costruzione di un campo di atletica leggera a Gela. Se per un verso è sempre un bello spettacolo vedere tante persone, di varia età, camminare o correre lungo i marciapiedi (dove ci sono) del lungomare (ne va della loro salute fisica e mentale), dall’altro non si può non evidenziare il disagio delle stesse, spesso investite dal vento e dagli scarichi mefitici delle innumerevoli automobili che la percorrono a tutte le ore. Il problema non riguarda, quindi, solo i giovani talenti che, in assenza di strutture adeguate, vedono svanire i loro legittimi sogni di gloria.
La mancanza di un campo di Atletica Leggera ha precluso a tanti ragazzi di provato talento di raggiungere risultati più prestigiosi di quanto non abbiano potuto conseguire. E quanti se ne sono perduti per strada proprio per l’impossibilità di accedere a strutture idonee. Abbiamo tentato, di volta in volta e nell’arco di parecchi decenni, di sensibilizzare chi era al timone della città, ricevendone metaforiche e pusillanimi alzate di spalle. L’ultimo corposo tentativo lo ha fatto il dott. Enzo Pepe il quale, avendone recepito l’importanza e l’urgenza, è riuscito a far inserire nel piano triennale per le opere pubbliche della Provincia, (2008-2011, allora presidente il dott. Pino Federico), la costruzione di un campo di Atletica leggera che potesse servire, oltre che la comunità di Gela, anche quella di Butera e di Niscemi (localizzato nei pressi del Kartodromo). Risultato? Mai finanziato! Una città greca come lo è stata Gela, beh, appare chiaramente una vergogna essere sprovvista di un campo di atletica leggera. Intanto, non esiste nel nostro Paese una città di circa ottantamila abitanti, che non sia Gela, che non abbia un campo di atletica leggera. La costruzione di un campo di atletica leggera nella nostra città avrebbe, inoltre, un significato che andrebbe molto al di là della semplice necessità del momento, perché ci ricorderebbe anche le nostre nobili origini. Mi si conceda un inciso: anche Gela ha generato figli che hanno vinto Olimpiadi antiche. Il più celebrato è stato Gerone, figlio di Dinomene di Gela, divenuto tiranno di Gela prima e di Siracusa successivamente. Le sue vittorie sono state cantate soprattutto da Pindaro e Baccalide nelle loro odi, anche perché correva per tutto il mondo antico la sua fama di mecenate (portò a Siracusa persino Pindaro ed Eschilo). Gerone, per la cronaca, vinse 6 volte ai giochi panellenici, 3 volte alle Olimpiadi, 3 volte ai giochi pitici, montando un cavallo divenuto celebre quanto il Bucefalo di Alessandro Magno (il suo nome era Ferenico, che vuol dire “colui che porta la vittoria”). Ora, persino Eschilo, che ha aperto alla grande tragedia greca, avrebbe tanto da dire sulla mancanza di un campo di atletica leggera nella sua città d’elezione, lui che ha goduto nei secoli di un epitaffio di cui cito solo la parte finale: “… la sacra terra di Maratona potrebbe raccontare il suo valore e il Medo dalle lunghe chiome che ben lo conosce”. Faccio spesso una sorta di ricognizione dei siti della città e annoto le innumerevoli possibilità che essa ha di guardare con fiducia al proprio futuro, ma con un “ma”. Senza uomini visionari, un popolo non ha mai costruito “meraviglie”. Avete mai saputo di un solo politico gelese che si fosse chiesto come sarebbe potuta essere la sua città “da qui a dieci anni”? Il vero visionario porta con sé anche l’idea di bellezza e la bellezza è anche, direi soprattutto, figlia della Cultura con la “C” maiuscola. Avete mai visto un manufatto più bello di un campo di atletica leggera? Persino vuoto e con i cancelli sbarrati, ti induce a immaginare le eleganti battaglie che vi si combattono e dove il nemico comune è solamente il limite. In tanti decenni abbiamo nutrito tanti squallidi personaggi, spesso culturalmente claudicanti, che non si sono dimostrati degni e all’altezza della fiducia loro accordata e del prestigio derivato dal ruolo ricoperto (in realtà, ruolo e prestigio sono stati da loro carpiti spesso con l’inganno, ovvero con fantasiose ma sempre efficaci promesse, o con la becera retorica). Il politico vero è quello che si serve del potere per creare strutture, impiega i fermenti della città per diffondere cultura, fa in modo che quanto di buono è stato realizzato nel passato venga trasformato in simboli pulsanti di vita. Conosco tante sensibilità e intelligenze della maggioranza e dell’opposizione dell’odierno consiglio comunale nonché della giunta e, nonostante la mia non più tenerissima età, voglio ancora illudermi che qualche passo verso un più elevato grado di civiltà la nostra città possa ancora fare.
Grande professore, articolo meraviglioso che condivido appieno, purtroppo a Gela di politici con la ” P ” maiuscola , tolto l’on. Aldisio , non se ne sono piu’ visti; pero’ io voglio lanciare una PROVOCAZIONE, e un invito , ADOTTIAMO noi il campo di ATLETICA LEGGERA, con una RACCOLTA FONDI .
Partiamo dai miei 1.000,00 euro , ed ognuno contribuisca in base alle proprie POSSIBILITA’.
buona giornata .
Leggendo, e non avendo visto di chi fosse l’articolo, ho riconosciuto il tuo stile scorrevole, ricco e colto! Mi permetto di farti notare che hai dimenticato di citare l’esistenza ad Olimpia di un tempietto costruito da Ghelas per onorare il vincitore, il famoso Auriga, della gara con il cocchio. Ciao e…complimenti. Speriamo che il tuo ulteriore grido possa smuovere i nostri amministratori e ci sarà finalmente lo stadio dell’atletica!