Gela. Non hanno diffamato l’ex dirigente e direttore generale del Comune, Renato Mauro. Il giudice Miriam D’Amore ha assolto Saverio Di Blasi, Emanuele Amato (presidente dell’associazione “Amici della Terra-Gela”) e l’ex presidente del consiglio comunale Giuseppe Di Dio. Al termine di un’ultima udienza piuttosto concitata, anche a seguito delle dichiarazioni spontanee rese dal presidente dell’associazione “Aria Nuova” Saverio Di Blasi, il giudice ha letto un dispositivo favorevole ai tre imputati. Mauro denunciò una presunta diffamazione, a seguito di un post su facebook e di una missiva ufficiale trasmessa a Palazzo di Città, che lo descrivevano come ideatore di iniziative imprenditoriali votate al costante insuccesso. Venivano citati diversi casi, dall’Oasi del Golfo all’avvio di un polo universitario telematico, fino alle vicende della Banca del Golfo. Tutte iniziative imprenditoriali concluse senza gloria. Nella missiva, inoltre, venivano sollevati non pochi sospetti sulla sua nomina a direttore generale del municipio, ritenuta illegittima.
Dall’accusa era arrivata la richiesta di condanna per tutti gli imputati. Le difese, sostenute dagli avvocati Salvo Macrì, Joseph Donegani e Liliana Bellardita, hanno però ricostruito i fatti, partendo da un dato ritenuto più che fondato, ovvero che quelle iniziative imprenditoriali in effetti si conclusero prematuramente, senza portare a risultati apprezzabili. Di Blasi, che ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee, ha parlato delle indagini della Dda di Caltanissetta e del ruolo che Mauro avrebbe avuto in vicende come l’appalto rifiuti, finito nel mirino dei clan, o ancora la privatizzazione dell’illuminazione pubblica. I toni si sono accesi. I legali hanno a loro volta toccato diversi accadimenti amministrativi e imprenditoriali, tutti caratterizzati dal ruolo dell’ingegnere Renato Mauro. E’ stato spiegato il ruolo di denuncia, che nel tempo le due associazioni hanno sempre mantenuto, fornendo spunti agli inquirenti in casi molto delicati. Hanno concluso sostenendo che né il post su facebook (peraltro di incerta origine) né la missiva istituzionale, contenessero elementi diffamatori, citando invece fatti realmente accaduti. L’ex presidente dell’assise civica Di Dio era a processo solo per aver condiviso il post sul social facebook. Il giudice D’Amore ha accolto la linea difensiva, disponendo le tre assoluzioni.