Vincoli ambientali ancora più stringenti: Eni in cerca di soluzioni

 
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Gela. Difficoltà nel rispettare parametri inseriti nell’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dai funzionari ministeriali e, da qualche mese, diventati molto più stringenti. I responsabili della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, in queste settimane, stanno affrontando una questione divenuta decisamente spinosa.

I dubbi principali riguardano proprio l’osservanza dei criteri imposti sul piano delle emissioni in atmosfera di anidride solforosa. Allo stato attuale, come confermato da fonti interne allo stabilimento, non ci sarebbero i presupposti tecnici per rientrare nei limiti fissati a livello ministeriale.
Il mutamento deciso dai funzionari romani rispetto a ciò che era stato stabilito lo scorso gennaio al momento della pubblicazione ufficiale dell’Aia concessa non sta mancando di aprire ulteriori perplessità. Allo stato attuale, i manager di raffineria e i tecnici romani sono impegnati in una serie di trattative destinate ad individuare un possibile nuovo accordo che garantisca la produzione in fabbrica.
Il vincolo dei quattrocento normal metri cubi sul fronte delle emissioni sarebbe fin troppo riduttivo rispetto alle effettive esigenze di produzione interna. Inoltre, i tecnici ministeriali hanno escluso qualsiasi possibilità di esportare all’esterno del sito industriale l’energia elettrica prodotta.
Così, i vertici di raffineria, anche ieri pomeriggio a conclusione di un incontro organizzato insieme ai segretari provinciali delle sigle sindacali chimiche di Cgil, Cisl e Uil, hanno confermato la possibilità di un ricorso al tribunale amministrativo regionale contro le nuove limitazioni. Un’incertezza che non fa stare tranquilli neanche i lavoratori. Nel corso del direttivo provinciale della Uiltec andato in scena ieri mattina, i dubbi sono emersi con evidenza.
“La situazione attuale – dice il segretario Silvio Ruggeri – è molto complessa. Questi cambiamenti dell’ultimo momento mettono in discussione tutti gli sforzi sindacali fino ad oggi sostenuti”. La preoccupazione dei lavoratori riuniti, inoltre, si è trasformata anche in critica contro gli stessi sindacati e i vertici della fabbrica. “Non si può solo addossare la colpa ai burocrati – hanno detto – il sindacato e i manager Eni dovrebbero riflettere sulle scelte fino ad oggi compiute”.

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