“Nessuna pressione degli Attardi per il voto”, testimoni: “La Rosa sostenne antiracket”

 
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L'ex sindaco di Niscemi Francesco La Rosa

Gela. I gelesi Attardi, padre e figlio, non avrebbero fatto pressioni sugli operai ingaggiati per lavorare con la società Tia, eventualmente finalizzate ad ottenere l’appoggio elettorale in vista delle amministrative niscemesi del 2012. Diversi lavoratori l’hanno spiegato, sentiti in aula, davanti al collegio penale del tribunale di Gela. Erano testimoni, chiamati dalla difesa dei due gelesi, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra. Sia Giuseppe Attardi che il figlio Carlo Attardi (ex assessore a Niscemi e candidato più suffragato alle amministrative di otto anni fa) sono stati coinvolti nell’inchiesta antimafia “Polis”. Per i pm della Dda di Caltanissetta, la vittoria dell’allora sindaco Francesco La Rosa, nelle cui liste era candidato anche Carlo Attardi, sarebbe stata favorita dall’appoggio dei boss. A processo oltre all’ex primo cittadino, al suo assessore e a Giuseppe Attardi, sono Salvatore Mangione, Giuseppe Mangione, Francesco Alesci, Francesco Spatola. Secondo la versione fornita dai lavoratori, che hanno anche risposto alle domande del pm Dda Luigi Leghissa, i voli aerei di rientro in Italia (Tia opera prevalentemente in Francia), pagati dall’azienda, erano previsti per i periodi di riposo, come da contratto. Per gli investigatori, però, gli operai avrebbero ricevuto la consegna di rientrare a Niscemi e votare Attardi. Contestazione esclusa dagli imputati e dal difensore.

Nel corso dell’udienza, è stato sentito, sempre come testimone, il parroco don Giuseppe Cafà, che ha ricordato alcune attività svolte dall’allora sindaco La Rosa. “Sostenne la costituzione dell’associazione antiracket – ha detto il sacerdote – si dimostrò subito disponibile anche a fornire i locali, come sede”. Tra i testimoni, le difese hanno chiamato in dibattimento uno dei figli del boss Giancarlo Giugno. Giugno è a sua volta coinvolto nell’inchiesta, ma imputato in un procedimento parallelo. “Attardi lo conoscevo solo perché frequentava insieme a me l’università di Enna – ha detto il testimone – non mi interesso di politica. Peraltro, non lo votai. Diedi la preferenza a mio zio, che era a sua volta candidato, forse nelle liste di Di Martino. Attardi non mi chiese mai un aiuto per le elezioni”. Il Comune di Niscemi è parte civile nel giudizio, con il legale Massimo Caristia. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Maria Concetta Bevilacqua, Gino Ioppolo, Giuseppe D’Alessandro, Rocco Di Dio e Claudio Bellanti.

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