Ville, case e aziende: 170 i beni confiscati alla mafia tra lentezze e paradossi

 
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Gela. I provvedimenti definitivi di confisca in tutti i comuni della provincia si succedono, seppur con una media ancora bassa, e i funzionari dell’agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata hanno stilato dati e percentuali.

In base ai calcoli proposti in un recente rapporto sul tema, sono circa centosettanta i beni, un tempo nella disponibilità di esponenti della criminalità organizzata nissena, ad essere finiti nel sistema di gestione statale. In sostanza, non appartengono più agli affiliati e alle loro famiglie ma sono diventati proprietà esclusiva dello stato.
Un passo, come sottolineano i funzionari dell’agenzia, non sempre così facile da compiere. Spesso, sono necessari diversi anni affinché un immobile o un complesso aziendale possano essere riutilizzati a fini sociali.
Dagli approfondimenti effettuati sull’intero territorio provinciale, emerge, comunque, una particolarità tutta nissena. Il numero maggiore di beni finiti sotto confisca, gestiti direttamente dall’agenzia nazionale, è diametralmente superiore in piccoli centri della provincia piuttosto che in quelli maggiormente popolati.
Così, sul piano degli immobili confiscati e in gestione, comuni del Vallone come Vallelunga Pratameno o San Cataldo prevalgono nettamente rispetto a Gela e Caltanissetta. Se, in base alle ultime statistiche, nella cittadina dalla quale partì la conquista mafiosa del boss Giuseppe Madonia sono stati censiti quarantacinque immobili passati alla gestione dell’agenzia nazionale: a Gela, il calcolo si ferma a quota cinque, mentre a Caltanissetta non si superano le venti unità.
Dati che, inevitabilmente, risentono di procedure amministrative non sempre così lineari. In diversi casi, passano anni prima che si arrivi all’esito della definitiva assegnazione dei beni. Sul fronte delle aziende che, fino a qualche anno fa, sarebbero servite a riciclare denaro proveniente dai clan: il conteggio è decisamente più ridotto.
Il totale stimato dai funzionari dell’agenzia nazionale si ferma a quota diciassette. In questo caso, a differenza di ciò che capita nel capitolo degli immobili, è Gela che può contare sul maggior numero di aziende finite sotto gestione. Di queste, in base a numeri aggiornati allo scorso gennaio, quattro sono attualmente nella disponibilità dell’agenzia mentre tre sono uscite dal sistema.
Non mancano, inoltre, casi difficili da risolvere come quello dell’immobile di via Amato a Gela, in parte sottoposto a confisca ma ancora abitato dai parenti più stretti del boss di stidda Crocifisso Lauretta.

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