Villaggio Aldisio, non c’era l’associazione a delinquere: annullate cinque ordinanze

 
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Gela. Cade l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico e detenzione di armi. Il tribunale del Riesame riforma parzialmente il capo di imputazione per cinque degli undici indagati arrestati nell’ambito del blitz “Villaggio Aldisio”.

Nello specifico è tornato in libertà Ignazio Brivitello, difeso dall’avvocato Francesco Enia, mentre sono stati i concessi gli arresti domiciliari ad Aristide Tascone e Nunzio Esposito Ferrara, assistiti dagli avvocati Carmelo Tuccio e Francesco Enia. Il tribunale della Libertà, presieduto da Mario Amato, ha annullato il capo di imputazione relativo all’associazione per delinquere. Rimangono in carcere, per gli altri reati, Enzo Bruno Manfrè, ritenuto il promotore dell’organizzazione che gestiva la banda, Nunzio Di Noto e Luigi Di Noto, ai quali viene contestato l’occultamento, porto e detenzione delle armi.

Il gruppo dei carusi capeggiati da Enzo Bruno Manfrè e Luigi Di Noto si incontrava davanti a un noto bar di via Venezia. Le esercitazioni all’artigianale poligono di contrada Burgio si svolgevano con periodicità. Il gruppo era ben strutturato. Manfrè e Nunzio Di Noto sono ritenuti i promotori. Secondo la procura Rocco Terlati forniva le armi e le relative munizioni, mentre lo zio Orazio le custodiva. Ignazio Brivitello e Aristide Tascone avevano il compito di trasportare le armi da un luogo all’altro, pensando anche a nasconderle. Nel mese di marzo alcuni del gruppo si accorsero che la polizia stava indagando su loro. Ne scaturì un inseguimento con l’auto civetta del commissariato che preferì lasciare il posto di campagna dove Di Noto e Sola si erano recati per cercare delle pistole nascoste.

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