Gela. A Donnafugata, sede della residenza estiva dei principi di Salina, il plebiscito farsa dei Piemontesi aveva 515 iscritti su 512 votanti: si 512 e i no nessuno.
Su questo risultato, Don Ciccio Tumeo, fedelissimo al principe, si lamentava in una battuta di caccia col principe che non rappresentava niente e nessuno, perché aveva votato no e il suo voto non venne preso in considerazione.
Lo stesso principe, che aveva votato si, si sente strangolato a Donnafugata e in molti altri territori.
I Savoia con il nuovo Regno d’Italia, forse avevano fatto torto a qualcuno altro e per farlo soffermiamo il nostro ragionamento nel 1848, quando si organizza lo Stato di Sardegna e il suo principale impegno nei primi anni del nuovo parlamento d’Italia, consiste nel dibattito sulla disposizione di leggi abrogative degli ordini religiosi.
Il Regno di Sardegna, costituzionale e liberale, si contrappone a tutti gli altri stati Italiani e si propone come guida dei moti risorgimentali e dedica buona parte della vita politica e parlamentare a discutere della soppressione degli ordini religiosi.
Quell’accanito e interessante dibattito, iniziato nel giugno del 1848 è radicato e confutabile al millenario dibattito tra stato e chiesa cattolica.
Queste sono le basi delle scelte politiche della nuova classe dirigente risorgimentale fino alla formazione del nuovo stato Italiano, stabilendone le identità più profonde.
Qui troviamo le motivazioni che hanno giustificato la rottura radicale con l’assetto storico religioso della penisola Italiana con l’abolizione degli ordini religiosi della soppressione dei Gesuiti e degli ordini definiti gesuitanti, degli ordini contemplativi e mendicanti del 1855.
La lotta contro la chiesa e contro gli ordini religiosi delle forze risorgimentali, permise ai Savoia e i suoi ministri di portare a termine l’unificazione italiana della meno nazionale e più periferica dinastia peninsulare, sopprimendo insieme agli altri quello stato unico al mondo per cultura, lo stato della chiesa, così si sviluppa l’epopea risorgimentale contro la vita religiosa e contro la chiesa cattolica.
Questi i sani principi dei Savoia nella conquista del meridione e così si spiegano tutti i massacri compiuti senza nessuna dignità di uomini ma di animali e si spiegano anche i comportamenti degli uomini del risorgimento che guidati dal profeta di Maometto, Giuseppe Mazzini, hanno commesso soprusi non ripetibili in animi onesti e morigerati, adottando provvedimenti contro la vita cattolica e contro la chiesa, negando agli uomini che avevano scelto di vivere nei conventi di cambiare il loro modo di vivere.
I Savoia, seguendo quanto avevano fatto tre secoli prima le monarchie riformate nell’intento dichiarato di sopprimere la superstizione cattolica, si erano impegnati a realizzare provvedimenti legislativi che privano la chiesa dei suoi diritti e proprietà.
Seguendo gli indirizzi della massoneria Europea, non disdegnarono di saccheggiare le chiese cattoliche, di uccidere preti e di spogliare i luoghi sacri di ogni suo bene per venderli nei mercatini rionali.
Antonio Gramsci, il 16 maggio del 1925, rilasciava alla camera dei deputati, mentre Mussolini proponeva la soppressione dell’ordine massonico, questa dichiarazione: “La massoneria in Itala ha rappresentato l’ideologia e l’organizzazione reale della classe borghese capitalistica” successivamente, Gramsci specifica che “la massoneria è stata l’unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo”.
Ora la lotta agli ordini religiosi, intesa come indebolimento della chiesa cattolica, era, per la massoneria Europea, per i rivoluzionari risorgimentali e per i Savoia, che consideravano gli ordini religiosi come ordini politici e perciò hanno come fine ultimo un dominio senza fine, l’obiettivo principale da raggiungere.
Pertanto la cacciata con il relativo sfoglio dei loro beni è opera giusta, mentre tutti quelli di nazionalità italiana, possono pure rimanere ma essere controllati dalla polizia locale, evitando così di continuare a fare del male alle giovani generazioni.
Furono cacciati e spogliati di ogni bene, tutti i gesuiti di nazionalità non italiana, mentre quelli Italiani sistematicamente controllati dalla polizia venivano tenuti in stretta sorveglianza e senza possibilità di accumulare ricchezze dalle donazione dei cittadini cattolici.
Questo l’obiettivo principale della casa Savoia, che prende di mira l’indebolimento dello stato della chiesa con la relativa eliminazione della religione cattolica,
Queste le preoccupazione del Papa Pio IX che al momento della breccia di porta Pia era convinto, che i Savoiardi con il Generale Garibaldi, portassero a termine l’obiettivo finale che non era solo di scardinare il potere temporale dei Papi, ma di impossessarsi di tutte le proprietà che la carità cristiana dei fedeli nell’arco dei secoli, ha regalato alla chiesa di Roma.
Ne sono testimonianza le lettere dell’8 dicembre del 1892 quale appello doloroso, rivolto alla massoneria e al popolo italiano che per sentirsi tale, non può trascurare le offese che si fanno ancora oggi alle divine credenze che diedero all’Italia il primato sulle altre nazioni e a Roma lo scettro spirituale del mondo intero.
Infatti, sulle rovine del paganesimo e delle barbarie che si costruì l’edificio della cristiana civiltà e la potenza di Roma che con il suo spirito di abnegazione, portò alla creazione di questo grande edificio di fede cattolica, dalle radici molto profonde e solide.
Queste grida di dolore che lanciò il Papa Leone XIII, vengono rafforzate dalle due encicliche Humanum Genus del 20 aprile 1884 e in quella del 18 ottobre 1890, rivolta al clero e al popolo Italiano.
Sostiene Leone XIII che con queste due lettere si riuscì a togliere e strappare la maschera dal viso della massoneria e togliere il velo dagli occhi del popolo italiano svelando la sua cruda realtà deformata. Forse per quanto riguarda il cattolicesimo, qualcosa sortirono, invece politicamente peggiorò tutto.
Dalle rovine religiose a quelle sociali, il passo è brevissimo ed è racchiuso nei 160 anni di storia che abbiamo vissuto, la chiesa cattolica ha subito tutte le catastrofe economiche e sociali, dalla cancellazione di moltissimi ordini religiosi, alle relative perdite patrimoniale e alla cancellazione del potere per il sopraffare delle leggi massoniche, commissionate dagli illuministi.
Il potere economico sopporta ancora oggi la colonizzazione del nord su un sud inutile e sottomesso a portarsi sulle spalle la pesante soma imposta.
Si chiusero conventi e monasteri, si lasciarono incrementare a loro piacimento covi massonici e settari, si proclamò il diritto di associazione e della personalità giuridica e intanto rimangono impuniti empie congreghe che legano con giuramenti nefasti i loro adepti, ed esigono anche nei delitti ubbidienza cieca ed assoluta.
Gli uomini, bisognosi dell’infinito, si gettano con maggiore ingordigia sui beni terreni ed ecco che si scatena una lotta perpetua di passioni rapide, di accaparramento di beni terreni, di corruttele, di delitti, scompare l’autorità paterna, l’amore per i figli, i divorzi non sono più rari.
Il patriottismo massonico, ci ha lasciato un egoismo settario, bramoso di tutto dominare e a noi la speranza del riscatto finale.
(da Angela Pellicciari “Risorgimento da riscrivere”).
Vedo che sia pure in ritardo Maganuco si è convinto ad ascoltare Silvio Berlusconi, che già nel 2009 consigliava di leggere i libri di Angela Pellicciari.
La Pellicciari è quella signora che nei suoi libri (L’altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata, Casale Monferrato, Piemme, 2000, p. 232) ha inventato la citazione secondo la quale Garibaldi il 5 dicembre 1861 avrebbe dichiarato in Parlamento (dove non era) che “i garibaldini” erano “di origine pessima e per di più ladra”, “aggiustando” un periodo di un libro nel quale Garibaldi se la prendeva invece con “i governanti”.
P.S. È la terza volta che mi tocca spiegare a Luigi Maganuco che Giuseppe Mazzini non era musulmano e che sbaglia la citazione. De Sivo, da cui copia, definì Mazzini non “profeta di Maometto” bensì “Maometto del socialismo”. Ci vuol tanto?