Gela. Due condanne e sette assoluzioni. E’ questa la sentenza che chiude il processo di primo grado per la coltivazione a marijuana di una piantagione di quasi tredicimila metri quadrati e ventimila piantine.
Il tribunale, presidente Paolo Fiore a latere Matta e Molinari, ha condannato a 7 anni di carcere Mario Falcone e Rosario Giannone. Assolti gli altri sette imputati, ovvero Giovanni Chiaramonte, Giuseppe Giannone, Giovanni Giannone (per i quali erano stati sollecitati 7 anni), Nunzio Giannone (9 anni la richiesta), Rosario Reina, Fabrizio Reina e Nicola Nobile, assistiti dai legali Salvo Macrì, Fabrizio Ferrara e Salvatore Vacirca. Il sostituto procuratore Serafina Cannatà aveva chiesto 50 anni di carcere.
La vicenda risale al 3 maggio del 2008. La polizia e la squadra mobile sequestrarono una piantagione di marijuana di quasi 13 mila metri quadrati all’interno della quale erano coltivate ventimila piantine.
L’area in cui era stata rinvenuta la piantagione sorge in contrada Feudo Nobile, nelle campagne tra Acate, Gela e Niscemi. Oltre alla coltivazione della marijuana, nascosta tra melanzane e pomodori, qualcuno provvedeva anche all’essiccazione ed al confezionamento all’ingrosso dello stupefacente. All’interno dell’area serricola, infatti, la Polizia scoprì un manufatto in legno di oltre 90 metri quadri con piano d’appoggio costituito da una tela retinata sulla quale è stata rinvenuta marijuana essiccata ed altra già pronta per la vendita e confezionata in tredici sacchi (quasi 13 chili). All’epoca vennero anche sequestrate alcune cartucce per fucile calibro 12 e due bilance di precisione del tipo digitale. Il proprietario del fondo agricolo, un uomo di 71 anni, venne denunciato alla magistratura. Quando i poliziotti fecero irruzione al suo interno trovarono
20.000 piante di dimensione variabili, da un metro e mezzo a tre metri di altezza. Nel corso del processo è però emersa la diversa responsabilità dei fratelli Giannone.