Gela. Più di cento imputati e la necessità di evitare assembramenti in aula. Così, il gup del tribunale di Brescia ha scelto, seppur in tempi piuttosto stretti, di ripartire in più tronconi l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta antimafia “Leonessa”. Secondo i pm lombardi, la stidda gelese aveva messo radici nella zona di Brescia, ma anche in quella di Milano e in Piemonte. La “macchina” dei soldi sarebbe stata alimentata da un sistema milionario di compensazioni fiscali illecite. Dietro al meccanismo, scoperto dagli investigatori, ci sarebbe stato soprattutto il trentaquattrenne Rosario Marchese, che pare avesse spostato i suoi interessi nel nord Italia. Questa mattina, davanti al giudice Riccardo Moreschi, si sono presentati diciotto imputati, compreso Marchese. Salvatore Antonuccio, Giuseppe Arabia, Antonella Balocco, Mario Burlò, Giuseppe Cammalleri, Gianfranco Casassa, Danilo Cassisi, Angelo Fiorisi, Carmelo Giannone, Giovanni Interlicchia, Giuseppe Nastasi, Roberto Raniolo, Salvatore Sambito, Corrado Savoia, Alessandro Scilio, Francesco Scopece e Luca Verza, sono tutti ritenuti collegati al gruppo degli stiddari e al vorticoso sistema delle compensazioni. Attualmente, sono gravati da misure cautelari. I difensori, in apertura, hanno avanzato diverse eccezioni preliminari, compresa quella sulla nullità del provvedimento che ha suddiviso l’intero procedimento.
Secondo i legali, inoltre, la competenza non sarebbe dei giudici bresciani ma di quelli dei tribunali di Caltanissetta e Gela. Il gup, in attesa di valutare anche tutte le altre posizioni, deciderà sulle eccezioni alla prossima udienza, fissata per fine mese, quando i legali potrebbero avanzare eventuali richieste di riti alternativi. Nell’aula bresciana, questa mattina, tra gli altri legali di difesa c’erano gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Giovanna Zappulla e Davide Limoncello.