Gela. Nell’estate di un anno fa arrivò la condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione. Francesco D’Amico e Rosario Consiglio vennero ritenuti legati al gruppo del boss Peppe Alferi, scoperto nel corso dell’inchiesta antimafia “Inferis”. Gli investigatori analizzarono presunte richieste estorsive, rivolte anche ad imprenditori locali. Le difese hanno presentato ricorso ed è stato fissato il giudizio di appello. Le posizioni dei due imputati verranno valutate a dicembre dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Già in primo grado, i difensori, gli avvocati Salvo Macrì e Nicoletta Cauchi, esclusero l’appartenenza degli imputati ad un’organizzazione mafiosa. Furono messe in dubbio le risultanze dell’inchiesta, coordinata dai pm della Dda nissena. Nel caso di Consiglio, vennero ricordati i tanti attentati incendiari subiti, che distrussero più volte la sua rivendita di frutta e verdura. Aspetti che i giudici di primo grado valorizzarono solo in parte.
Per entrambi infatti arrivò la condanna, anche se la richiesta iniziale formulata dal pm della Dda era molto più pesante, dieci anni e tre mesi. I fatti del blitz “Inferis” ritornano all’attenzione dei giudici, questa volta quelli della Corte d’appello.