Gela. Nell’agosto di quattro anni fa, il quartiere Ospizio Marino rimase per otto giorni senza forniture idriche. L’ennesima emergenza di un servizio che non ha mai garantito acqua ventiquattro ore al giorno, ma invece continua a generare disservizi e bollette pesanti per gli utenti, troppo spesso costretti a rimanere senza alcuna fornitura. Per i magistrati della procura, quanto accadde nell’agosto del 2016 costituì interruzione di pubblico servizio e quattro dipendenti di Caltaqua ne dovranno rispondere a processo. Si presenteranno davanti al giudice del tribunale il prossimo febbraio. E’ stato disposto il giudizio per Alessandro Ribbrello, Angelo Fiordaliso, Nicola Vella e Ignazio Campailla. Secondo i pm della procura, gli addetti, pur in presenza di una regolare alimentazione dal serbatoio Spinasanta, avrebbero comunque bloccato le forniture. A denunciare il disservizio, furono le associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra-Gela”. I presidenti Saverio Di Blasi ed Emanuele Amato, come continuano a fare ancora adesso, già allora presentarono un esposto in procura, denunciando il danno subito da centinaia di famiglie e utenti, costretti, in pieno agosto, a rimanere senza acqua. I pm della procura hanno ritenuto che i quattro dipendenti dell’azienda italo-spagnola, tutti difesi dall’avvocato Giacomo Butera, abbiano avuto responsabilità nell’interruzione.
Le associazioni che denunciarono la vicenda hanno intenzione di costituirsi parti civili, sempre con l’obiettivo di arrivare al riconoscimento di un’eventuale responsabilità penale degli operatori e dell’azienda, che gestisce il servizio idrico integrato. La decisione di disporre il giudizio per i quattro operatori di Caltaqua arriva mentre ha ripreso vigore il dibattito sul futuro del servizio idrico in città. Da diverse parti si chiede di considerare un ritorno alla gestione pubblica.