Gela. L’emergenza Covid in città è sempre più grave e il sindacato tenta di fare un bilancio, con una sanità locale in grave difficoltà. Le prime conclusioni arrivano dai vertici territoriali della Cisl. Il segretario confederale Emanuele Gallo, quello comunale Giuseppe Pellegrino e il responsabile della Funzione pubblica Gianluca Vancheri si sono riuniti. Anzitutto, ritengono assolutamente necessaria la riattivazione di malattie infettive al “Vittorio Emanuele”. “Come si sta preparando la sanità territoriale per affrontare questa seconda ondata di contagi che ci vede tra quelle Regioni con il più alto numero di casi e come territorio di Gela come uno di quelli con il più alto indice di positivi. Si contano già decine e decine di casi e le prospettive sono che il numero possa ancora incrementarsi. Ci chiediamo cosa si aspetta a riaprire il reparto di malattie infettive anziché assistere alla deportazione in altri lidi dei nostri malati e del loro diritto alla salute, con l’aumento della migrazione passiva? Per questo vorremmo chiedere al management dell’Asp e al sindaco, quale autorità in ambito sanitario – dicono – come si stia organizzando l’ente, cosi come la medicina territoriale, per affrontare l’emergenza, che a differenza del periodo di lockdown dove il nostro territorio è stato appena sfiorato dal problema contagi, oggi ci mette in prima linea. A Gela si assiste ad un progressivo smantellamento della sanità pubblica, con la chiusura di reparti fondamentali”. I vertici Cisl non trascurano il fatto che le liste di attesa siano sempre più lunghe, mentre prende piede l’intramoenia al “Vittorio Emanuele”, ma con costi che non tutti possono permettersi. “Abbiamo contezza della costituzione dell’Osservatorio permanente sulla sanità e si chiede una immediata convocazione per discutere e capire quale sia l’offerta sanitaria nel territorio nisseno e in particolare in quello di Gela, con l’urgenza del caso vista l’attuale recrudescenza della pandemia. I pazienti gelesi sono costretti a lunghe liste di attesa, anche oltre un anno per le prestazioni specialistiche richieste, in alternativa per accorciare i tempi devono emigrare in altre provincie oppure ottenerle in intramoenia, entro pochissimi giorni. La direttiva regionale pone come obiettivo principale la riduzione delle liste di attesa per prestazioni specialistiche – aggiungono- l’obiettivo è stato raggiunto? Quanti sono le rette negative giunte da Asp fuori provincia per l’emigrazione di pazienti?”.
Anche la campagna di prevenzione del tumore del colon retto è considerata un esempio da non seguire, perché ha mostrato gravi lacune di organizzazione. “La sanita a Gela non può essere rappresentata dall’ultima campagna di prevenzione per la diagnosi precoce del tumore al colon retto. Sono stati invitati i cittadini a partecipare allo screening, rivolgendosi ad una delle farmacie del territorio o al presidio territoriale di assistenza in via Butera per ritirare il kit necessario ad effettuare il test. Ebbene – dicono ancora i sindacalisti – le farmacie sono state fornite dei kit per la distribuzione solo da qualche giorno, così facendo si è congestionato il Pta di via Butera dove c’è la presenza del medico incaricato del progetto e in tempi di Covid-19 è doveroso non creare assembramenti. Tutta questa approssimazione e la mancanza di informazioni chiare ci preoccupa. Ci preoccupa il fatto che in città una larga fetta di pazienti siano in una fascia di età avanzata e molti vengono individuati dal Dpcm del 14 marzo 2020 come “soggetti fragili”. Soggetti che richiedono maggiore assistenza e controlli periodici previsti da protocolli sanitari specifici per le patologie da cui sono affetti. Non si possono negare i servizi di prevenzione ai nostri malati perché c’è il Covid-19. Qui si rischia di morire o per Covid-19 o per mancanza di controlli”. I vertici della Cisl hanno deciso di richiedere un tavolo di confronto al management dell’Asp e alle istituzioni locali.
L’ ospedale di Gela è destinato alla chiusura di questo passo , faranno dei lavori di ampliamento del pronto soccorso necessario per la deportazione dei Gelesi considerati numeri per mantenere lo status di hub di caltanissetta così ha voluto la politica regionale del precedente governo regionale e sulla stessa direzione l’ attuale governo Musumeci
noi gelesi la sesta città della Sicilia
trattata da cani e nessuno della politica locale e regionale che ci difenda , vergognatevi vi ricordo
sempre che tutti abbiamo bisogno di cure , anche voi.Signor sindaco
almeno lei si faccia sentire nelle sedi opportune e difenda questa città e i suoi concittadini grazie