Gasolio da Croazia e Bosnia miscelato e rivenduto: tredici indagati

 
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L'inchiesta è stata coordinata dai pm della procura ed eseguita da finanza e Agenzia delle Dogane

Gela. Sono tredici le persone coinvolte nell’indagine denominata “Acqua ragia”. Le misure cautelari eseguite sono tre, tutte ai domiciliari. Il quarto destinatario è deceduto negli scorsi mesi. Il ruolo di vertice l’avrebbe tenuto Damiano Sciuto. Truffe e violazioni su accise e forniture di gasolio sono state ricostruite dai finanzieri e dal personale dei monopoli e delle dogane. “Dietro al meccanismo – ha spiegato il procuratore Fernando Asaro – c’è vera e propria evasione fiscale”.

In due anni, sequestri sono stati effettuati in altre zone d’Italia. I carichi di carburante, che poi veniva venduto a prezzo molto più bassi. Il valore complessivo del sequestro di tre società è di 13 milioni di euro. Indagini della guardia di finanza e dei monopoli si sono incrociate. “Abbiamo utilizzato un laboratorio chimico mobile per valutare il tipo di prodotto”,   ha detto il dottor Tucci dell’Agenzia delle dogane. L’inchiesta è stata coordinata dai sostituti Luigi Lo Valvo e Ubaldo Leo.

I controlli fiscali

Gli inquirenti si sono recati in Croazia per gli accertamenti. Venivano trafficati carichi giunti da Croazia e Bosnia. Sulla carta, avrebbero dovuto giungere alla dogana di Augusta per il pagamento dei contributi. Invece, i carichi finivano in un magazzino a Manfria, dove il carburante veniva miscelato per evitare le accise. “Il carburante veniva rivenduto a titolari di stazioni di servizio compiacenti – ha detto Lo Valvo – veniva alterata la documentazione”. Sono stati sequestrati magazzini e mezzi, anche a Gorizia. I carburanti miscelati sono dannosi per i motori diesel. Il sito per la trasformazione era sulla Gela-Licata, a ridosso della zona di Manfria. Gli arrestati sono lo stesso Sciuto, il catanese Alessandro Calderara e Daniele Borchio, gli ultimi due erano tra gli intestatari delle aziende coinvolte.  

 

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