Gela. La decisione dei giudici della Corte d’appello di Caltanissetta arriverà a fine mese. Si pronunceranno sui ricorsi proposti dai legali di difesa degli imputati nel giudizio scaturito dall’inchiesta “Mutata arma”. Ieri, altri difensori hanno esposto le rispettive conclusioni. Gli avvocati Flavio Sinatra, Salvo Macrì e Giuseppe Fiorenza hanno ripercorso le ragioni degli appelli avanzati dopo le condanne di primo grado. I coinvolti sono accusati di aver avuto un ruolo nella gestione delle armi e del giro di droga, legati al gruppo mafioso dei Rinzivillo. In primo grado, sono stati imposti undici anni e otto mesi di reclusione a Graziano Vella, undici anni e quattro mesi a Maich Vella, dieci anni ciascuno per Davide Faraci e Salvatore Graziano Biundo (gli sono state riconosciute le attenuanti generiche), sei anni e quattro mesi a Carmelo Vella, due anni (in continuazione con una precedente sentenza di condanna) a Davide Pardo e un anno e quattro mesi ad Andrea Tomaselli. Tutti gli imputati avevano scelto il giudizio abbreviato. Nelle precedenti udienze, le conclusioni sono state formulate dagli altri legali di difesa, gli avvocati Cristina Alfieri e Ignazio Raniolo. Per mesi, sono stati seguiti gli spostamenti degli imputati, che avrebbero avuto a disposizione una sorta di laboratorio clandestino per la modifica delle armi, riferibile ai Vella.
Gli inquirenti sono arrivati anche ad un improvvisato poligono, realizzato tra le campagne nella zona della statale 115 Gela-Licata. Le armi sarebbero state rivendute anche a “clienti” che arrivavano da altre province dell’isola. I proventi del traffico di droga, invece, venivano annotati in un libro mastro, così hanno spiegato gli investigatori subito dopo gli arresti. Non sarebbero mancati i viaggi per i rifornimenti di sostanze stupefacenti, in altre piazze siciliane. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto le istanze per la ricusazione dei giudici di secondo grado, proposte dalle difese di alcun degli imputati.