Gela. Quello dei vincoli è da sempre un tema che ha nettamente diviso il territorio, tra tutela ambientale e necessità di bonifiche e il possibile avvio di nuovi investimenti. La dicotomia non è certo risolta. Dagli uffici del municipio è partita la documentazione tecnica per una riperimetrazione del Sito di interesse nazionale, che così dovrebbe ricomprendere aree inizialmente escluse, come quella dell’ex discarica industriale di Marabusca. Una procedura attivata su impulso dell’assessore Terenziano Di Stefano, di modo da arrivare ai fondi ministeriali per gli interventi di bonifica. I vincoli Sin, però, sono un aggravio eccessivo per il porto rifugio. Lo spiega il consigliere di “Libera-Mente” Vincenzo Casciana. Secondo il presidente della commissione affari generali, non ci sarebbero più i presupposti per giustificare la classificazione dell’area del porto tra i Sin. “Il sito di interesse nazionale di Gela è stato perimetrato con decreto del Ministero dell’ambiente del 10 gennaio 2000 e ricade totalmente nel territorio comunale dichiarato “Area di elevato rischio di crisi ambientale” con delibera del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990. Fino al 27 marzo 2013, ovverosia fino all’entrata in vigore del decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare 11 gennaio 2013, i Sin erano 57 e rappresentavano circa il 3 per cento di tutto il territorio nazionale. Una previsione che permette di garantire maggiore efficacia nella gestione di situazioni di grave compromissione ambientale, ma che, allo stesso tempo, rischia di diventare in un mero e ingiustificato aggravio procedimentale – dice – soprattutto nei casi in cui le aree interessate non presentino contaminazione alcuna. Il pregiudizio in questi casi è soprattutto economico. La mancanza di indicatori puntuali dello stato di contaminazione, l’urgenza di avviare gli interventi di riduzione degli effetti dell’inquinamento, la necessità di individuare le aree e di identificare il tipo e il livello di contaminazione mediante adeguata caratterizzazione analitica, ha di fatto affermato che la perimetrazione dei Sin, lungi dall’essere il risultato di un’accurata analisi della concreta situazione di contaminazione dell’area, è piuttosto il frutto di una valutazione precauzionale posta in essere sulla base dei principi e dei criteri previsti dalla normativa di settore. La perimetrazione dei Sin è il frutto di una stima cautelativa”. Casciana si è rivolto direttamente al sindaco Lucio Greco e alla luce di queste valutazioni ha chiesto che l’amministrazione comunale punti, attraverso istanza al Ministero, ad escludere dal Sin l’intera area del porto rifugio. Il consigliere, che da tempo segue l’iter di lavori mai partiti nel sito locale, collega i vincoli Sin alla lentezza burocratica che ancora oggi non ha permesso di far partire i lavori per superare il peso dell’atavico insabbiamento del porto.
“Con la riperimetrazione si potrebbe liberare dal vincolo l’area del porto rifugio, effettivamente al di fuori del rischio contaminazione e restringere le aree Sin solo a quelle porzioni di territorio che presentano fattori di inquinamento ambientale. La nuova perimetrazione dell’area determinerebbe un ridimensionamento, definendo i nuovi parametri e le eccezioni da mantenere sotto vincolo, restringendo così il Sin solo a quelle porzioni di territorio che presentano reali fattori di inquinamento, ma escludendo quelle con livelli bassi di contaminazione, come il porto rifugio, restituendole agli usi legittimi. Già da diversi anni sono venuti meno i presupposti che lo facevano ritenere Sito di interesse nazionale – aggiunge – non esiste più, ed è stata bonificata l’area dell’ex serbatoio Agip che si trovava di fronte il Club Nautico. Non esiste più neanche la minaccia di possibile inquinamento data dalla presenza della nave New Rose, arenata sul braccio di ponente del Porto rifugio e oggi rimossa completamente. Il tutto permetterebbe di diminuire le lungaggini burocratiche, con gli infiniti passaggi e rimpalli di competenza anche per una semplice manutenzione. Potremmo avere un porto, che per sua natura deve essere accessibile ventiquattro ore al giorno”. La proposta partita da Casciana arriva dopo anni di ritardi, che non hanno ancora permesso di avviare i lavori di base al porto rifugio. Anche in questo caso, la politica tenta di trovare risposte istituzionali, in un territorio che comunque risente ancora dell’impatto ambientale. Se da un lato, gli uffici del municipio hanno inoltrato la documentazione per un ampliamento del Sin a bombe ecologiche mai bonificate; dall’altro, il capogruppo di “Libera-mente” ritiene che almeno per il porto il vincolo Sin sia soltanto un peso burocratico o poco più.