Gela. Un confidente del presunto boss tra le forze dell’ordine. La rivelazione emerge dalle dichiarazioni rese in aula dal collaboratore di giustizia Davide Nicastro, nel corso del processo
a carico di Carmelo Curvà e Ettore Nobile, arrestati insieme a diversi presunti complici a conclusione del blitz “Agorà” messo a segno nel febbraio di un anno fa. “Ho visto diversi video – ha detto lo stesso Nicastro rispondendo alle domande formulate dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta – perché sapevo che Emanuele Palazzo veniva informato delle indagini e l’ho confermato”.
L’ex stiddaro, da diversi mesi passato a collaborare, ha descritto le dinamiche del gruppo locale della stidda, soffermandosi anche sulla presenza del possibile informatore.
“C’era qualcuno tra le forze dell’ordine – ha continuato – che lo informava”. Durante l’indagine ribattezzata “Agorà”, per mesi, vennero tenute sotto stretta osservazione le presunte basi logistiche del gruppo di stiddari successivamente finiti in manette.
A coordinare l’inchiesta furono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta insieme ai carabinieri del comando provinciale e a quelli del reparto territoriale di via Venezia. Durante la sua testimonianza, Davide Nicastro non ha mancato di sottolineare l’esistenza di contrasti tra il gruppo della stidda e quello controllato da Giuseppe Alferi: conflitti che sarebbero sorti sul fronte delle estorsioni.
Non è chiaro, invece, se il caso del presunto informatore possa essere stato al centro di ulteriori approfondimenti da parte degli inquirenti. Lo scorso febbraio, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta Francesco Lauricella pronunciò pesanti condanne nei confronti di otto esponenti del gruppo scoperto proprio a conclusione del blitz “Agorà”.