Gela. Quanto accadde nell’estate di sette anni fa a Brucazzi, nello stabilimento di un’azienda del settore della lavorazione della plastica, dovrà essere ricostruito da un consulente tecnico. Un docente universitario ha ottenuto l’incarico assegnato dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. La vicenda scaturì da un grave incidente sul lavoro, che causò la perdita di tre dita di una mano ad un operaio, all’epoca dipendente dell’azienda. In primo grado, sono state pronunciate condanne a otto mesi di reclusione (con pena sospesa) per Emanuela Avellino, Roberto Sola e Calogero Attardi. Si tratta della proprietà dell’azienda e del responsabile tecnico. Non avrebbero adottato le necessarie misure di sicurezza per evitare il grave incidente. L’operaio venne licenziato ma ha deciso di costituirsi parte civile nel giudizio, rappresentato dall’avvocato Riccardo Balsamo. I legali degli imputati hanno impugnato la sentenza di condanna e i giudici di secondo grado hanno deciso di riaprire l’istruttoria, attraverso l’analisi di quanto verrà stabilito dal consulente. Durante l’attività su un macchinario, la mano dell’operaio finì tra i pistoni. Le dita vennero tranciate di netto.
Secondo le accuse, sarebbe mancata la paratia di protezione. Nel ricorso in appello, gli avvocati Fabrizio Ferrara e Lorenzo Infantino hanno spiegato la necessità di effettuare dei rilievi tecnici, che non ci furono nel giudizio di primo grado. Accertamenti che verranno espletati dal consulente, che giurerà la prossima settimana. Dalle sue conclusioni potrebbe dipendere anche un giudizio diverso della Corte d’appello rispetto a quanto deciso in primo grado. Anche l’azienda venne condanna al pagamento di 150 quote da 400 euro. Il legale che rappresenta l’operaio ha più volte spiegato che l’incidente si verificò per la necessità di non fermare il ciclo produttivo e di conseguenza non ci sarebbero state le necessarie manutenzioni agli impianti. Secondo le difese, invece, l’incidente si sarebbe verificato per un errore del lavoratore.