Gela. Fece credere agli addetti della compagnia Fastweb di essere il responsabile in città dell’Ast, l’azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico. In questo modo, riuscì ad attivare, a spese della stessa Ast, utenze telefoniche ed internet, per un valore complessivo di circa ventiquattromila euro. Un raggiro che due anni fa costò ad un disoccupato locale la condanna a sette mesi di reclusione. La decisione è stata confermata dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Saranno i magistrati di Cassazione, ancora, a ritornare sulla decisione. Il legale dell’imputato, l’avvocato Carmelo Tuccio, ha presentato ricorso. L’udienza è stata fissata per ottobre. Dai successivi accertamenti, emerse che in realtà quelle utenze, seppur attivate per conto di Ast, venivano usate per scopi personali. L’Azienda siciliana trasporti si costituì parte civile nel giudizio.
Il legale di difesa ha sempre sostenuto che Ast non subì alcun vero danno economico. L’eventuale raggiro, invece, sarebbe stato orchestrato ai danni di Fastweb, che materialmente attivò le utenze, fornendo tutti i dispositivi.