Gela. Entrarono nella sua abitazione del quartiere Carrubbazza convinti di trovare un’arma illegalmente detenuta: invece, si trovarono davanti a tre anfore probabilmente fatte riemergere dai fondali del mare ma mai denunciate.
Così, davanti al giudice Manuela Matta si è aperto il processo a carico del disoccupato quarantenne Emanuele Migliore. E’ accusato di essersi impossessato di reperti storici. L’originalità delle tre anfore è stata confermata in aula da una funzionaria della soprintendenza ai beni culturali di Caltanissetta.
“Si tratta – ha spiegato – di pezzi risalenti al quarto secolo avanti cristo. Servivano soprattutto per il trasporto di vino”. L’uomo, difeso dall’avvocato Salvo Macrì, avrebbe nascosto i reperti all’interno di un armadio. “Ritrovammo le anfore – ha spiegato uno dei carabinieri intervenuti – sotto una catasta d’abiti”.
Stando alle accuse, l’imputato se ne sarebbe impossessato, forse, per rivenderle. Proprio Migliore verrà sentito nel corso della prossima udienza. Il giudice Matta, già in quel’occasione, potrebbe emettere la propria decisione.