Gela. La sentenza emessa tre anni fa dai giudici del Tar Palermo chiamava alle proprie responsabilità direttamente la Prefettura di Caltanissetta. L’organo dello Stato venne condannato, insieme ad altri enti coinvolti nella procedura di esproprio, a pagare le indennità mai versate al proprietario di aree, espropriate per i lavori di consolidamento dell’area sud della città. Una procedura iniziata addirittura trentotto anni fa e che ancora adesso è al centro della decisione appena emessa dal Consiglio di giustizia amministrativa, che ha invece ribaltato il primo pronunciamento del Tar. Né la prefettura di Caltanissetta né l’assessorato regionale alle infrastrutture dovranno coprire i costi di una procedura di esproprio, che come capitato praticamente sempre nel passato non venne mai del tutto completata. Accogliendo il ricorso dei legali di prefettura e assessorato, rappresentati dall’Avvocatura dello Stato, i giudici del Cga hanno del tutto rivisto la pronuncia del Tar. Dall’analisi degli atti della lunga procedura, è emerso in realtà come la prefettura si limitò solo ad autorizzare l’allora Consorzio per il nucleo di industrializzazione di Gela (poi diventato Asi) all’occupazione dei terreni per gli interventi ritenuti di pubblica utilità, non oltre il periodo di cinque anni. L’assessorato regionale (al tempo assessorato ai lavori pubblici), invece, intervenne quasi esclusivamente nel rilascio del decreto per i lavori di consolidamento.
La competenza sulle procedure di esproprio, invece, passò di mano dal Consorzio per il nucleo di industrializzazione al Comune, per poi ritornare in capo allo stesso Consorzio. Secondo quanto indicato nelle motivazioni della sentenza del Cga, “risultano, pertanto, del tutto estranee alla gestione della procedura espropriativa le Amministrazioni appellanti (Prefettura di Caltanissetta ed Assessorato Regionale), che, in carenza di una qualsiasi disposizione normativa, non avrebbero in alcun modo potuto ingerirsi nelle procedure in questione, con la conseguenza che alle stesse non può essere ascritta alcuna responsabilità per le omissioni ed i ritardi che hanno determinato l’accoglimento della domanda risarcitoria da illegittima occupazione”. Il ricorso di prefettura e assessorato è stato accolto e della copertura dei costi dell’esproprio, come spesso capitato, dovranno occuparsi il Comune e l’ex Consorzio per il nucleo di industrializzazione, che operava per il tramite della Cassa del Mezzogiorno. Sono trascorsi trentotto anni, ma il finale decretato dai giudici è uguale a quello di tanti altri procedimenti analoghi.