Gela. Ci sono anche ultraottantenni con gravi fratture, costretti ad attendere in astanteria, prima di accedere al reparto di ortopedia dell’ospedale “Vittorio Emanuele”, che ormai sembra al collasso. Per arrivare all’intervento chirurgico i tempi possono anche essere “biblici”, come accaduto nel caso della cinquantenne Vincenzina Baio, operata solo ieri dopo undici giorni e transitata da quattro diversi ospedali. Chi attende il trasferimento in reparto, anche se in condizioni comunque gravi, è costretto ad essere monitorato in un unico stanzone di astanteria, ambosessi. Dalla direzione del nosocomio, parlano di “criticità” ma di “un’assistenza comunque garantita”. In realtà, anche per le medicazioni di routine, c’è chi deve fare la staffetta tra casa e ospedale, come capitato ad una donna di Pavia, costretta per tre giorni a recarsi al “Vittorio Emanuele” per una frattura scomposta della falange dell’alluce sinistro.
“Mi hanno mandata a casa, dicendomi di mettere del ghiaccio – ha detto – ora, aspetto la steccatura e non è stato effettuato il tampone per il Covid. Speriamo di non dover prendere anche questo”. Al “Vittorio Emanuele”, si confermano le continue emergenze, frutto di tagli e cattiva gestione.
Ai tagli e alla cattiva gestione , ai dirigenti dell’ Asp Cl2 di caltanissetta
non gli ne frega un fico secco
tanto loro con gli stipendi che prendono si possono curare nelle migliori cliniche
Ma come fanno i gelesi a sopportare un ospedale da terzo mondo come questo, nemmeno di fronte al rischio per la propria salute riescono a ribellarsi. Che popolo di inerti!