Gela. A pochi giorni da Ferragosto, anche la Filcams-Cgil locale torna a ricordare, soprattutto ai tanti dipendenti del settore terziario, che non c’è nessun obbligo di lavoro nei giorni festivi. E’ il segretario provinciale Nuccio Corallo che lo spiega, rifacendosi alla campagna pubblica avviata dal sindacato, ormai da anni. “La “FestanonsiVende” anche in occasione della stagione estiva. La Filcams Cgil comunica a tutti i lavoratori del settore commercio e terziario che hanno il diritto di astenersi dal lavoro festivo senza incorrere in nessuna sanzione. Pur lasciando piena libertà a chi ha firmato la clausola di disponibilità al lavoro festivo e domenicale. Ci rivolgiamo soprattutto al dipendenti del settore terziario e della distribuzione – dice – nella gran parte dei casi costretti a non fermarsi praticamente mai. Questa è una vertenza che la Filcamns Cgil sostiene da anni a livello nazioriale soprattutto in occasione di importanti ricorrenze, come Ferragosto”. Il sindacato è da sempre contrario alle aperture domenicali e a quelle nei giorni festivi, nonostante sul territorio l’esigenza di lavoro spinga ad accettare qualsiasi condizione.
“Le aperture selvagge dei negozi nelle giornate festive hanno generato un profondo stravolgimento delle radici culturali, religiose e civili, esasperando un settore che vede, a discapito di ogni valore civile e morale, come unica consegueriza la perdita dei diritti, ricordando che non viene svolto un servizio essenziale come quello delle forze dell’ordine o degli ospedali. Il lavoro nei giorni festivi non è un obbligo. La disponibilità al lavoro festivo è una scelta libera e autonoma di lavoratrici e lavoratori – continua – recenti sentenze confermano questa nostra impostazione, secondo la quale il datore di lavoro non può imporre al dipendente di lavorare in una giornata festiva e definisce illegittima l’eventuale sanzione disciplinare al rifiuto al lavoro festivo – continua – se non vi sia stato preventivamente un assenso di quest’ultimo. Le liberalizzazioni sono sbagliate, non aiutano la crescita economica, creano dumping tra piccola e grande distribuzione, svendono le festività, svuotano i centri storici delle città a favore delle cittadelle del consumo, sviliscono la qualità del lavoro spezzettando prestazioni lavorative e costringendo i dipendenti ad orari improbabili e ben poco concilianti con le necessità di riposo”.