Gela. Dimesso dall’ospedale dopo avergli diagnosticato una frattura scomposta. A sbattere contro un presunto caso di mala sanità del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”, diretto dal palermitano Luciano Fiorella, è stata una donna di 50 anni, colpevole di essere incorsa in un infortunio domestico. Cadendo dalla sedia si è procurata una frattura scomposta ma l’ortopedico di turno l’ha dimessa per mancanza di posti letto e l’impossibilità di operarla. “Il medico ci ha invitati a recarci altrove – denuncia Antonio Salamone, marito della malcapitata – a nostre spese e senza alcuna indicazione. Se questa è la buona sanità pubblica siamo davvero ai titoli di coda. Domattina torneremo in ospedale per chiedere assistenza, in caso contrario saremo costretti a rivolgersi alle forze dell’ordine”.
Intanto, la cinquantenne, da cinque giorni è costretta ad un bendaggio di fortuna in attesa di assistenza. “Il nostro medico di base – incalza Salamone – si è infuriato quando gli abbiamo riferito che i medici dell’ospedale hanno dimesso mia moglie senza garantire nemmeno il trasferimento in altra struttura ortopedia”. In verità, negli scorsi giorni un giovane di 26 anni era stato lasciato in astanteria con fratture multiple, scomposte ed esposte. Solo grazie ai suoi familiari, che hanno sostenuto le spese di trasferimento tramite ambulanza, il centauro è stato trasferito in un più attrezzato centro ospedaliero a Catania. Ad aggravare la situazione la decisione del manager dell’Asp cl2, Alessandro Caltagirone, di dirottare i pazienti positivi a Caltanissetta pur mantenendo attivo il centro covid-19 al presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele” a discapito dell’operatività di tutte le altre unità operative. E’ stata riattivata la sola Chirurgia ma, a causa della carenza di medici, gli interventi chirurgici non sono mai ripresi a regime.
E questa l’ efficienza ospedaliera del V.Emanuele tanto decantata dall’ Asp 2 diretta da Caltagirone