La rivoluzione verde di Eni, Ricci: “Sempre più biomasse e meno fossile”

 
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Gela. L’obiettivo è ambizioso, ovvero fare in modo che nel 2050 l’Europa non si muova più con mezzi a prodotti fossili, ma con un mix di elettrico, biocarburanti, biogas e idrogeno. Ne è però convinto Giuseppe Ricci, direttore delle bioraffinerie, raffinerie e marketing Eni, che spiega come il green anche nella bioraffineria di Gela sia un asset strategico per l’azienda. In una lunga intervista al quotidiano “La Repubblica”  Ricci fa il punto sulle evoluzioni del green. Olio frittura, grassi animali, scarti, nuove colture. E perfino alghe. L’innovazione sta nel trovare nuove biomasse, nel trasformare l’impianto per lavorarle senza dover dismettere quello vecchio a fonti fossili.

Nei prossimi trent’anni vivremo una delle più grandi sfide dell’umanità: convertire le energie grazie alle quali si muove il mondo in energie per salvare il pianeta.  Una sfida dura ma necessaria, con l’Europa che fissa per il 2050 l’obiettivo di diventare carbon neutral. Per poter compiere questa missione, tenendo conto che quasi un quarto delle emissioni complessive di CO2 sono legate al mondo dei trasporti, serve però un cambio di passo importante nel graduale abbandono delle fonti fossili a favore di biomasse, lavorazione di scarti e rifiuti organici, sviluppo di biogas e biocarburanti. Se nel futuro più lontano potremmo immaginarci sempre più mezzi elettrici o a idrogeno, magari perfino gli aerei, in quello più vicino è invece necessario ragionare sull’uso di biocarburanti che vadano a sostituire il petrolio. Per farlo, è necessario partire dalla base: impianti – che un tempo lavoravano soprattutto il greggio – trasformati in bioraffinerie capaci partendo dalle biomasse di ottenere prodotti  più green, migliori per la salute del Pianeta. 

A Gela la rivoluzione verde è in atto e Ricci la sta guidando con successo. “Le bioraffinerie sono fondamentali per il futuro – spiega Ricci a Repubblica – per compiere la decarbonizzazione dei trasporti a cui andiamo incontro. Stiamo tentando ovunque di passare al trasporto elettrico, ma non si può andare in una unica direzione, per cui un’altra è quella di sostituire carburanti fossili con quelli di origine bio o che provengono da scarti e rifiuti. Questi assicurano rinnovabilità, ci permettono di usare infrastrutture che usavamo prima per i carburanti tradizionali, e ci aiutano a superare quella barriera, legata all’elettrico, che ancora riguarda soprattutto mezzi pesanti, aerei o navi”.

Anche le biomasse, da cui si ottengono oli e biocarburanti che alimentano i motori, si sono  trasformate per diventare sempre più sostenibili.  L’Eni è partita con le cosiddette cariche di prima generazione, come coltivazioni da olio da palma, girasoli, colza,  soia, che sono quelle più disponibili e facili da acquistare. Coltivazioni in gran parte vengono sostituite da nuove biomasse sempre meno in concorrenza con il food.  “Noi in Eni  – prosegue Ricci- ad esempio abbiamo iniziato nel 2017 a recuperare soprattutto scarti e trasformarli in biocarburanti. Un esempio lampante è l’olio di frittura, quegli oli esausti vegetali. In Italia la  produzione stimata dai consorzi è di quasi 300 mila tonnellate all’anno di oli esausti da frittura, ma ne raccogliamo solo 70 mila. E’ poco e potremo sfruttarli molto di più, soprattutto raccogliendo quelli ad uso domestico, ma serve creare cultura e filiera”.

Anche dai rifiuti urbani potrebbe essere destinate alla trasformazione in biocarburanti. Il problema è che, per le bioraffinerie europee, spesso i costi di produzione dei biocarburanti sono superiori a quelli delle fonti fossili. Con i barili di petrolio sempre in ribasso dal punto di vista economico converrebbe il prodotto fossile ma per incentivare a un graduale abbandono del fossile l’Europa spinge per i biocarburanti, la chiave del prossimo futuro.

Oggi nel mondo si consumano 100 milioni di barili al giorno di petrolio. Sostituirli interamente è utopistico, ma in Eni l’ambizione è passare dalla capacità attuale di 1 milione di tonnellate di capacità delle bioraffinerie a 5 milioni, aprendo le porte a un futuro piu’ verde

L’innovazione sta nel trovare nuove biomasse, nel trasformare l’impianto per lavorarle senza dover dismettere quello vecchio a fonti fossili così come è stato fatto ad esempio a Gela e Venezia, e  nell’usare la ricerca per trovare sempre nuove soluzioni e ottimizzare.

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