Gela. Il traffico di reperti archeologici scoperto negli scorsi anni dai pm della procura e dai finanzieri ha portato a tredici condanne. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Ersilia Guzzetta e Angela Di Pietro) ha in gran parte confermato le conclusioni arrivate dai pm della procura. Quattro anni e tre mesi di reclusione a Simone Di Simone (era stata la richiesta di condanna più elevata a sette anni e sei mesi); tre anni e due mesi a Giuseppe Rapisarda; tre anni e un mese ad Orazio Pellegrino (accusato di essere l’esperto capace di stimare il valore dei pezzi); due anni ciascuno per Salvatore Cassisi, Nicola Santo Martines, Vincenzo Peritore e Mihaela Ionita; un anno e dieci mesi a Gaetano Di Simone e Vincenzo Cassisi; dieci mesi per Pasquale Messina; cinque mesi (con pena sospesa) a Giuseppe Cassarà; quattro mesi (con pena sospesa) ad Amedeo Tribuzio; tre mesi (sempre con pena sospesa) per Pietro Giannino.
Sono stati assolti, “per non aver commesso il fatto”, Giuseppe Orfanò, Benedetto Cangemi, Vincenzo Strabone e Nicolò Piero Cassarà. Reati prescritti, infine, per Francesco Rapisarda, Francesco Cannizzaro e Francesco Musumeci. Il giudice D’Amore, nel dispositivo letto in aula, oltre ad aver ordinato la confisca dei sistemi usati dagli imputati (soprattutto smartphone e tablet), ha anche disposto che i reperti di valore archeologico sequestrati nel corso dell’indagine vengano acquisiti dal Museo regionale di Molino a Vento. Nella sua requisitoria, il pm Federica Scuderi, la scorsa settimana, aveva parlato di una vera e propria “società”, attiva nel settore delle compravendite illecite di reperti archeologici. Le difese, invece, hanno escluso l’esistenza di un’organizzazione, chiedendo di ridimensionare le accuse. L’indagine venne ribattezzata “Agorà” e consentì di individuare presunti tombaroli, che si muovevano per trafugare reperti da diverse aree archeologiche del territorio, ma anche della provincia di Ragusa e Catania. E’ stata invece stralciata la posizione di Rocco Mondello (difeso dall’avvocato Angelo Cafà), per il quale si procederà in altro giudizio. Nel pool difensivo, ci sono gli avvocati Davide Limoncello, Salvo Macrì, Giovanni Cannizzaro, Maurizio Scicolone, Nicoletta Cauchi, Ivan Bellanti, Giovanni Lomonaco, Ivo Russo e Paola Carfì.